A proposito di odiatori e mondo reale: qualcuno sostiene che il fenomeno “hater” sia esploso col web ma tutto ciò è falso: ci sono sempre stati, ma prima si nascondevano nei salotti delle case e sui giornali cartacei dove le notizie girano per andare nel dimenticatoio la mattina dopo quando compri il quotidiano successivo.
Questo blog non è fatto per raccogliere storie personali ma stavolta facciamo un’eccezione dopo che uno di noi autori, il polo positivo, ha letto un libro.
Lo spazio è quindi tutto per Alessandro – non è il caso di usare lo pseudonimo “gifter”, e per la dedica a un suo omonimo che non c’è più: il cantautore Alessandro Bono.
Alessandro, aka Gifter
Chi è abituato a leggere questo blog ci ha sempre visti appaiati senza farsi troppe domande se fosse Elena “Elettrona” o Alessandro “gifter” ad aver scritto questo o quel pezzo; adesso però è il caso di spiegare che sono principalmente io a scrivere le storie dei protagonisti HIV positivi e a far parlare il virus.
Mi chiamo Alessandro e sto per compiere 48 anni. Gay felicemente sposato, appassionato di canto e musica, positivo all’HIV dal 2013 in terapia antivirale fin dall’inizio; è merito della medicina se sono ancora qui e se il mio HIV è impossibilitato a replicarsi e diffondersi attraverso i contatti sessuali.
Mi spiace per chi è pieno di pregiudizi ma io seguo le evidenze scientifiche riconosciute a livello internazionale e non i media generalisti rimasti a quel che si diceva negli anni 80! AIDS? Mai visto. Neanche da lontano.
Nel blog abbiamo deciso entrambi che sia io a raccontare dei personaggi positivi così da fare il mio meglio per evitare di scadere negli stereotipi sull’HIV perché, provandolo sulla pelle, io sono il primo a odiare certi luoghi comuni, storie strappalacrime e toni paternalisti da combattere con tutta la forza a disposizione.
E per chi volesse sapere qualcosa in più sui cazzi miei c’è un bellissimo video in Internet che li riassume tutti, creato da un caro amico (col mio consenso, è ovvio) quindi eventualmente fiondatevi lì. Imparerete come si fa a vivere a lungo malgrado HIV e malattie varie.
La sposa: tornare indietro nel tempo
Niente illusioni non voglio parlare ai lettori di quando mi sono “unito civilmente” quindi né io né mio marito ci definiamo “la sposa”. Quello è il titolo dell’ultimo libro che ho letto. La sposa, Mauro Covacich reperibile per chi volesse anche in formato digitale.
E che cazzo c’entra con me o col tema base del blog? Non nascondo di essere in pieno disaccordo con molte riflessioni condivise in questo libro ma un racconto in particolare mi ha riportato indietro agli anni 90quando ero uno stronzo odiatore anch’io forse anche peggio di quelli on line.
Correva l’anno 1994 e alla soglia dei miei 19 anni già iniziavo a lamentarmi di come il Festival di Sanremo stesse cadendo in basso con la vittoria di “quei due ciechi” Aleandro Baldi e Andrea Bocelli.
“Raccomandati, bravi ma mediocri li hanno lasciati vincere solo per la loro condizione”. Così parlavo allora e mi scuso con la collega Elena “Elettrona” per aver fatto lo stronzo verso le persone con disabilità visiva ma al tempo oltre a essere un pieno ignorante sentivo il bisogno di qualcuno con cui prendermela in quanto ero io ad avere l’autostima sotto i piedi quindi sminuire gli altri mi pareva un modo per sentirmi un po’ più in alto di loro.
A scuola ero “il secchione” che studiava al conservatorio, mi ero convinto di dover morire “sano e vergine” per la paura dell’AIDS che all’epoca non lasciava scampo e se pigliarsela con Baldi o Bocelli non era sufficiente, mi comportai ancora più da stronzo con un’altra performance: quella del mio omonimo Alessandro Bono, citato da Mauro Covacich in un racconto del suo libro.
Alessandro Bono? Chi è?
Mi chiamo Alessandro e mi dicono che sono Bono quindi fidatevi.
No, seriamente, Alessandro Bono è un cantautore che ho imparato, troppo tardi, ad apprezzare non prima di averlo insultato a raffica quando si presentò a Sanremo con la gomma in bocca e portandosi a casa un’esibizione, diciamo così, non delle migliori.
“Ma questi sono i cantanti di oggi”, dicevo. “Alessandro dove vuoi andare, così? Fuma meno e smetti con la droga per carità.” ” L’avevo visto un paio d’anni prima nel 1992 insieme ad Andrea Mingardi senza dare troppo ascolto al suo pezzo “con un amico vicino” arrivato terzo fra le nuove proposte e alla fine quel nome era sparito come tanti altri.
Se già l’esibizione 1992 tutto sommato era mediocre, due anni dopo è solo peggiorato: “chissà che sparisca”, la mia mentalità di bullo irrispettoso non perdonava.
Per questo il libro “la sposa”, menzionato dalla collega Elettrona proprio mentre discutevamo di Bono, mi ha incuriosito e ho voluto leggerlo inconsapevole che mi avrebbe sbattuto in faccia la bastardaggine della tarda adolescenza.
Covacich racconta di quel lontano 1994 mentre insieme a fidanzata e amici guardava Sanremo:
[…] “Riuscirà a cantarla tutta?” dice, leggendomi nel pensiero, il padrone di casa. L’intero salotto scoppia in una risata.
Già all’inizio l’esibizione dava l’idea di un annunciato fallimento – concordavo in pieno con l’autore del libro e i suoi amici.
[…] è soprattutto la voce che non funziona, sembra quella di uno sprovveduto. Se è davvero un campione, dovrebbe sapere che non si improvvisa niente. Avrebbe dovuto lavorarci a lungo, diaframma, corde vocali, presenza scenica. Non è solo una questione di stecche, avrebbe dovuto esercitarsi […] Tutti sanno cantare sotto la doccia, ma esibirsi a teatro durante una diretta televisiva è un’altra storia. Bacchettare questo ragazzo mi fa sentire bene…
Diaframma! Corde vocali! Esercitarsi!
Proprio così, pur avendo smesso di studiare musica gli esercizi mi accompagnano quotidianamente. Cantare mi piace e se non voglio sfigurare devo tenermi allenato pur non avendo alcuna intenzione di esibirmi in pubblico, cantare per gli altri mi porterebbe solo via tempo che desidero concentrare su attività diverse oltre a mettermi alla mercé degli odiatori on e off line, e Covacich spiega alla perfezione il fenomeno.
“Bacchettare questo ragazzo mi fa sentire bene”, afferma lui; ecco il punto, è questa la realtà: punire con parole ostili una persona che riteniamo inferiore, ci dà la sensazione di nascondere per un attimo quelli che sono i nostri fallimenti e quando sei adolescente spesso e volentieri ti comporti così. A posteriori cerco di perdonare me stesso, e Covacich probabilmente aveva la mia stessa età.
Effettivamente anche lui si rimprovera di non aver capito cosa Alessandro Bono volesse comunicare al pubblico:
“Verrà il giorno in cui sarai / col sedere grosso come una balena / io come adesso ti amerò / che hai un fisico da sirena… / Oppure no! Io questo non lo so!” Annaspava, mandava giù saliva in continuazione.
“Oddio, guardate, il chewing gum!” ha urlato il padrone di casa. “Canta col chewing gum!”
E tutti giù a ridere. Che bella serata a sbellicarsi per quell’imbranato. Ha davvero la gomma in bocca, mi dispiace non essermene accorto io, passavo già allora per un ragazzo molto vigile, uno che notava la più piccola delle inezie. Eppure laggiù, nell’altra era geologica, sono troppo preso dalla fulgida iridescenza del suo fallimento per cogliere un simile dettaglio. Mi pare tutto così istruttivo. Vedo l’apologo, non vedo lo sguardo sperduto. I suoi occhi si aggirano tra le prime file in cerca di un amico o di un parente, ma io non vedo cosa vedono. È facile, basterebbe osservarli con un minimo di attenzione, eppure non ne sono capace. Lo sto incalzando: come puoi non sapere se l’amerai o non l’amerai per sempre? Come puoi non sapere se verrà o non verrà quel giorno? Non senti la fiducia nel futuro irrorarti il cervello?
“I suoi occhi cercano un parente o un amico in prima fila”, Alessandro temeva di non potercela fare e anch’io adesso se riguardo l’esibizione in oggetto su YouTube mi rivedo quando da ragazzo suonavo il piano o cantavo per qualcuno specie in contesto d’esame. Avevo sempre bisogno di uno sguardo affermativo anche senza eccessive ragioni di temere che qualcosa andasse storto.
Cos’avrà voluto dirci Alessandro Bono con quel testo? Sedicesimo posto su 20, per carità io gli avrei dato proprio l’ultimo; Covacich l’ha definito “un bel fiasco” io sono stato molto meno indulgente di lui ritenendo che per me, Bono, a Sanremo non doveva proprio andare.
Perdonami, se puoi
In effetti anche qualcuno di molto più autorevole gli consigliò di non partecipare al festival: i medici! Questa però fu un’informazione che tutti imparammo due mesi dopo Sanremo: Alessandro Bono è morto il 15 maggio 1994 a Milano ancora prima di compiere 30 anni. AIDS.
Ancora lei! Quella malattia che mi faceva tanta paura impedendomi di avvicinarmi alle esperienze sessuali. Quale cantante stonato, quale fallimento, Alessandro stava morendo e con quel brano cercava di farcelo capire.
Anzi, a posteriori credo che Bono sia stato migliore di me perché se lui con l’AIDS conclamato ha avuto il coraggio di presenziare a Sanremo vada come vada, io sono stato per anni a precludermi le esperienze per paura e quando vent’anni dopo l’HIV è toccato a me per colpa di una relazione sbagliata, mi sono chiuso in me stesso fino a quando ho trovato qualcuno più testardo di me e alla fine a forza di dai e dai me lo sono anche sposato.
“La risposta amore mio, è nascosta nel tempo”. Avevi ragione tu, Bono; e per fortuna all’epoca non c’erano i social network se no ti avrebbero massacrato ancora più di quanto abbiamo fatto noi imbecilli adolescenti che ci credevamo la perfezione.
“Finiscila con la droga”, ti dicevo e tu avevi già smesso da un pezzo concentrandoti sulla musica. Troppo tardi, e troppo presto perché se il tuo virus ti lasciava positivo senza farti ammalare saresti ancora qui.
Oggi ho provato a cantare “Oppure no” con la mia voce sai, ho cercato la base musicale non l’ho registrata per cui solo mio marito, Elettrona e il mio HIV possono dire se ci sono riuscito bene OPPURE NO.
Mi sembra già di sentire il tuo virus che fa eco al mio: “io questo non lo so!”
Alessandro io, Alessandro tu, HIV positivi entrambi e provare un tuo brano mi ha fatto sentire come se tu mi avessi consegnato personalmente il microfono e spero di esserne stato degno.
In ogni caso perdonami di non aver capito, di essere stato uno fra i tuoi odiatori più incalliti fino a quando anni dopo che hai lasciato questo mondo ho scoperto il sito portato avanti dai tuoi familiari che hanno conservato articoli, foto, video e tue canzoni.
Le case discografiche ti hanno massacrato e non c’è più tuo materiale in vendita o in streaming ma stai sicuro che fino a quando Alessandro Bono è in Internet chi come noi ha imparato a volerti bene farà il possibile per ricordarti e farti conoscere agli altri, alla faccia dei Poteri Forti e la loro pretesa di censurarti.
Ricordo la sua storia-
Lo ricordo anche a Sanremo con Mingardi con un amico vicino.
Un brano a cui nessuno di noi due aveva fatto troppo caso ma successivamente è diventata una delle canzoni associate alla nostra amicizia.
Io mi ricordo molto bene di Alessandro Bono, e ti dirò di più: la sua canzone “Gesù Cristo” l’ho sempre reputata bellissima, una delle migliori degli anni ’80.
Mi spiacque molto sapere che era morto, perché lo reputavo un cantante bravo e meritevole.
Come no! La conosciamo tutti e due benissimo. Anche se per noi la migliore di Bono resta Rock ‘n Roll del cavolo: siamo convinti che le case discografiche l’abbiano distrutto volutamente perché ritenuto “un cantante scomodo”: diceva tante di quelle verità contro gli stessi discografici non era uno che si lasciava comprare facilmente. Anche Bennato col “gatto e la volpe” si è scagliato contro i discografici però la sua era una metafora mentre Bono è andato giù diretto senza metterci troppo la scala.
Per non parlare poi di “una terra promessa” portata al successo da Eros Ramazzotti. Ecco, l’ha scritta Bono ma all’epoca non era iscritto alla siae e gliel’hanno portata via.
https://www.soundcloud.com/alessandrobono/rock-roll-del-cavolo
Non sapevo di “Terra Promessa”. Che vergogna.
Anche noi siamo rimasti sconvolti e fra l’altro ascoltando bene “terra promessa” e “oppure no” -brano di sanremo” volendo fare i COMPLOTTARI abbiamo notato delle similitudini fra i due testi: stai a vedere che Bono ha voluto dare un’ultima stoccata a chi l’ha messo all’angolo? Ma queste cose le vedi solo quando le sai a posteriori
[Elettrona]: Mancato un filo che non abbia mandato “rock ‘n roll del cavolo” in giro per i social taggando Fedez e la Ferragni.
[Gifter] – e io l’ho fermata in tempo mettendomi a cantare “oppure no” Alessandro Bono non avrebbe piacere che le sue canzoni vengano usate per prendere in giro e lui neanche avrebbe calcolato i “ferragnez” di un millimetro
https://soundcloud.com/alessandrobono/gesu-cristo
oggi la cantavo e mio marito ha chiesto se mi ero preso una crisi mistica poi quando gli ho spiegato che era una canzone di Alessandro Bono ha detto “non la conoscevo”. Ora divorzio haha!
Per fortuna esiste chi ancora tiene questi brani in rete e li conserva perché se no vanno persi
[gifter]