Le burle originali

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Quali aspetti secondo te rendono una persona unica?

Essere originale nelle burle. Noi lo siamo? Boh, non possiamo esprimere giudizio sulle nostre battute e scherzi ma facciamo il possibile per uscire dal sistema della “burla facile” da big likes: la risata è bella di per sé ma lo diventa ancora di più quando la si lotta, quando arriva da un momento di riflessione.


Pesce d’aprile 2023

Siamo stati indecisi nelle ultime due settimane: aderire o no alle burle del primo aprile? E se sì, come farlo? Avevamo pensieri diametralmente opposti ma la voglia di fare uno scherzo ai follower era tanta. Anche perché negli ultimi tempi abbiamo scritto pochissimo e, per lo più, condividendo articoli seri del mondo reale (perché, questo che state leggendo, cosa sarebbe allora?)

Però quand’è arrivato il fatidico giorno eravamo ancora più dubbiosi: tutti i siti e pagine che seguiamo, tendevano a confezionare lo stesso genere di burle: o la chiusura del proprio spazio web/social per qualunque ragione, o il passaggio improvviso a un pensiero o metodo completamente diverso da quello a cui i lettori sono abituati.

Allora ci siamo interrogati sul concetto di “unicità” e “originalità” cambiando in corso d’opera l’oggetto della burla, anche a costo di pubblicarla poco prima della mezzanotte – come in effetti poi è successo.

Burle originali

Un errore madornale anche voler essere “unici” e “originali” a tutti i costi! Il rischio di passare per quelli che si danno arie, è altissimo e non ce lo possiamo permettere: già il nostro approccio con la satira è difficile da comprendere per una buona fetta di utenti, figuriamoci se ci andiamo troppo per il sottile! Quindi cosa fare? La parola chiave in questo caso è “stile”, se non si vuole usare il termine “eleganza”; uscire dagli schemi non deve in alcun modo significare essere “il bastian contrario” o “prendere posizione contro il mainstream” come si dice in gergo. Si può tranquillamente restare nel mondo, e metterlo in discussione ugualmente!

Sì, lo ammettiamo senza mezze parole, abbiamo anche pensato all’eventualità matrimonio: “primo dicembre 2023 il duo di blogger Elettrona e Gifter convolerà a nozze presso il Comune di…” Non avevamo deciso il dettaglio su quale città usare per l’evento, Bugliano avrebbe reso lo scherzo evidente fin da subito, ma oltre all’articolo “Ma voi due state insieme?” sarebbe stato complesso preparare la burla sostenendo che Gifter stava in profonda crisi col marito, separazioni, e storie poco piacevoli. No, non era decisamente il caso.

Qualcuno avrebbe potuto anche rivelare la burla sapendo che il primo dicembre è la giornata mondiale contro l’HIV/AIDS, certo. Oppure per qualche secondo avevamo anche valutato un effetto collaterale dei farmaci anti-HIV di Gifter che gli avesse reso impossibile concentrarsi per troppo tempo costringendolo a lasciare il blog quindi da maggio in poi ad aiutare Elettrona sarebbe arrivato un autore nuovo, però HIV negativo quindi lo sforzo per evitare gli stereotipi sul tema non avrebbe garantito i medesimi risultati: se già ora si fa fatica, proviamo a immaginarcelo dopo!

No, alla fine l’abbiamo escluso. Ci siamo promessi fin dall’inizio di fare satira esorcizzando lo stigma, e una burla che evidenziasse un problema legato alla terapia antivirale ci avrebbe fatto cadere clamorosamente di stile. Allora abbiamo confezionato lo scherzo costruendolo dagli eventi reali.

In una piacevole conversazione abbiamo condiviso i ricordi delle esperienze più significative vissute in questi quattro anni da quando ci conosciamo, e siccome non abbiamo mai (per ora) presenziato a un evento “di attivismo” insieme di persona, perché non costruire qualcosa coi nostri ricordi come fossero i Lego?

Così è nato Fermiamo Insieme lo Stigma su HIV e tra noi abbiamo giocato chiamandolo “storione”: il nome di un pesce e il doppio senso con “storia lunghissima e inventata di sana pianta”.

Catturare i pesci più furbi

Certo, hanno abboccato tra i nostri follower dei pesci abbastanza semplici da prendere, ma la soddisfazione maggiore è arrivata quando un pesce furbissimo è caduto nella nostra rete. Razionale fino al midollo, almeno così lui si definisce; poi però l’indizio più evidente gli è sfuggito!

Vada per Diletta Burlando, quello in fondo può anche passare inosservato; ma l’indirizzo dell’articolo? fermiamo-insieme-stigma-hiv? Possibile che “F I S H” non fosse così evidente? Non importa, alla fine, farli cadere era il nostro obiettivo perciò affermiamo tranquillamente che il pesce d’aprile 2023 è riuscito alla perfezione.

Per lasciare il proverbiale “terzo indizio” che fa la prova, in origine l’evento doveva tenersi nell'”aula informatica della scuola” ma poi siamo stati clementi preferendo la normalissima aula magna.

E fattela, una risata!

Noi che predichiamo tanto agli altri di accettare la nostra ironia, siamo parecchio selettivi verso i contenuti altrui perché spesso e volentieri certa roba che c’è in giro è come quando indossi un paio di mutande e ti accorgi che è una taglia in meno, come minimo. E ormai stiamo rendendoci conto che il materiale satirico sta diventando ovvio come le storie sentimentali, se non peggio.

Delicati quanto sia, però mai e poi mai diremmo a qualcuno: “e fattela, una risata!” perché ridere non è qualcosa da imporre; nel nostro caso vogliamo indurre alla riflessione dopodiché le reazioni sono imprevedibili e se qualcuno sorride è un buon risultato, se invece lasciamo una riflessione amara a noi va bene lo stesso.

Nel mondo ripetitivo dei social network troviamo una sempre più drammatica scelta delle scorciatoie anche nelle burle del primo aprile: o la si butta nel sesso, o nella politica. Come per far capire al mondo “sì, ti sto prendendo in giro e non voglio nasconderlo”; allora quando un pesce d’aprile diventa così scontato da non far ridere neanche i propri amici, si arriva a esagerare con barzellette maschiliste, abilismo, body shaming e altre stupidaggini utilizzate da chi si ritiene tanto “acculturato” da voler “superare gli schemi del politicamente corretto” finendo però per farsi vedere più amorfo e privo di fantasia degli altri.

Non si fa così, l’autentica presa per il culo è quella fondata sulla reciproca conoscenza: non c’è gusto se noi ti facciamo capire da subito di starti giocando uno scherzo!

Abbiamo proprio in questi giorni conosciuto un blog nel quale il tema del “fattela una risata” è affrontato in merito alla questione stereotipi di genere: barzellette omofobe, misogine, maschiliste, le quali finiscono per normalizzare un comportamento discriminatorio e come è nostra consuetudine, ci siamo letti l’articolo di cui abbiamo messo il link, proprio successivamente al pesce d’aprile. Un testo che ha fatto uscire molte domande da PORCI (sia verbo porre, sia sostantivo!)

Barzellette e stereotipi: alternative?

Le barzellette maschiliste sono burle originali? Davvero? Molti si sentono “oppressi” da una presunta “cultura del politicamente corretto” e vogliono ribellarsi, ritenersi unici, prendendo di mira le persone marginalizzate e noi come sito satirico ci stiamo ponendo il problema da molto, molto tempo: come si fa a togliere lo stereotipo da una barzelletta?

Impossibile secondo noi, le barzellette sono fatte apposta per ironizzare su usi e costumi della società per cui gli stereotipi sono un ingrediente fondamentale; anzi, se saputi usare, possono addirittura fare il verso a se stessi.

Bisogna tuttavia considerare un fattore importante: scherzo e scherno non sono sinonimi! Una cosa è esorcizzare la morte, altra è prendere in giro i morti.

Per capire meglio cosa intendiamo c’è sempre la canzone pubblicata da Romina Falconi insieme all’agenzia funebre Taffo Funeral Services, quest’ultima specializzata nei post pubblicitari satirici verso la “”signora con la falce”:

Mi sento fredda ma ho un bel vestito
Evviva ho la linea che ho sempre sognato
Non riesco a capire, tu dammi uno schiaffo
Se non mi riprendo tu chiama Taffo
Omofobi e bulli, ci hai pensato mai
Magari muoiono prima di noi
Violenti e razzisti, il marmo vi dona
Chissà forse Taffo da voi viene prima

E goditi la vita
che poi magari muori
e vivi al massimo fino ai crisantemi…


Magari Muori – Romina Falconi feat. Taffo Funeral Services – estate 2019

Eppure, malgrado ci siano esempi celebri di umorismo elegante, c’è chi si ostina a voler offendere: a noi una barzelletta che dà particolarmente fastidio è quella sul malato di AIDS costretto a mangiare per colazione, pranzo e cena una fetta di prosciutto con un cracker perché sono gli unici a passare sotto la porta del bagno.

Quello non è esorcizzare lo stigma, bensì prendere in giro le persone con HIV/AIDS in maniera disgustosa perché anche lì, se si vuole, si può fare satira senza comportarsi da stronzi.

A questo proposito è degno di nota un articolo del celebre sito satirico Lercio: “malato di AIDS contagia volontariamente 140 zanzare“: non fa il verso alle persone in AIDS, bensì a due stereotipi in uno: quello secondo cui se sei positivo all’HIV infetti il mondo deliberatamente, e l’immotivata paura di diventarlo dalle zanzare. Inoltre tale post è stato pubblicato da Lercio nel 2016, periodo in cui un giorno sì e l’altro anche, i media continuavano a parlare del caso limite Valentino Talluto, una persona disturbata sulla quale hanno approfittato per risvegliare lo stigma ai danni di tutte le persone con HIV.

Noi siamo i primi a ribellarci alle battute offensive, il problema di fondo però rimane: se la barzelletta sulle donne è maschilista, quella sui gay è omofoba, quella sui carabinieri o i dottori prende in giro due professioni fondamentali… Allora noi accettiamo ben volentieri la sfida: raccontare le barzellette in modo diverso.

Su questo aveva ragione forse uno dei più famosi barzellettieri italiani, Gino Bramieri deceduto parecchio tempo fa: “ricordatevi, non esistono barzellette nuove; è la gente che non se le ricorda più!” E noi ci aggiungiamo: più l’abilità di chi le racconta, nel presentare le battute in modo da prendere in giro lo stereotipo con lo stereotipo. Perché sinceramente, noi, in un mondo dove si ride offendendosi, non vogliamo vivere. Ma neanche in uno dove le uniche barzellette accettabili siano quelle di Pierino e i colmi.

17 commenti su “Le burle originali”

  1. Io non capisco molto queste burle, ci casco praticamente sempre.
    Per es. sempre il 1° aprile ho preso per vera la pubblicazione di un mio amico, che recensiva un disco “rarissimo”.
    Talmente raro che se l’era inventato lui.
    Ed io non l’avevo capito.

    Poi, leggendo i commenti di altri utenti, ho capito la presa in giro…

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    • Sulla musica è divertentissimo burlare! Io una volta ho preso Elettrona in castagna dicendole che avrebbe dovuto votarmi sul link a una versione di Imagine al piano. Effettivamente l’audio c’era e gliel’avevo mandato in vocale perché raccontavo di un player inaccessibile a chi non vede invece era Imagine eseguita da un pianista super bravo. Sicuramente più del sottoscritto. Allora le davo una corsia preferenziale per votare, da condividere poi coi suoi amici. Era uno shortlink alla pagina wikipedia sul pesce d’aprile e ricordo che fu un pesce trasmissibile perché insieme a lei abboccarono in dieci. Vota Gifter! Vota Gifter! Sì, bravi polli.

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  2. io non rido molto con le barzellette. I comici non mi fanno ridere, al massimo strappano un sorriso.
    Ho guardato forzatamente la prima serie di LOL e sono rimasto imperturbabile.
    Insomma, credo che la comicità sia riscontrabile in tante situazioni spontanee e non ci sia alcun bisogno di qualcuno che si sforzi e ci costringa a ridere

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    • Quel “LOL” è stato un bagno di sangue: tutti i nostri amici sostenevano che facesse ridere, e noi…

      Abbiamo guardato la prima puntata (neanche tutta)! Ti descriviamo la situazione:

      • Elettrona, non vedente, con prime video e l’audiodescrizione -voce fuori campo che descrive le scene senza dialogo-;
      • Gifter, vedente, a spiegare a Elettrona quei dettagli non inclusi nell’audiodescrizione quindi un episodio di neanche un’ora alla fine ne è durato due, in cui nessuno di noi ha riso.

      Non è che forse, “chi ride è fuori”, si intendeva “chi ride di questa roba è uscito con la testa perché non fa ridere”?

      Onestamente anche noi facciamo molta fatica a ridere quando l’ironia ci viene confezionata -venduta- da altri, a noi piace principalmente prenderci in giro. Perché conosciamo i nostri limiti e come ridere senza offenderci, invece le comicità commerciali sono sempre pilotate. Che vogliano fare i comici non offensivi, o peggio se si arrogano da “irriverenti” “contro il politicamente corretto” e finiscono per diventare volgari.

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      • io ho pensato che si tratta anche di gap generazionale. Insomma, il senso delle battute non le capivo. Ma in definitiva non trovo interesse a dover ridere a tutti i costi e provo compassione per quelle persone che cercano di farti ridere

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        • Diciamoci le cose come stanno: è un periodo storico pieno di instabilità per varie ragioni, allora quando l’emotività è compromessa si cerca in qualche modo di staccare con qualcosa che faccia ridere; il problema è che tutto deve stare a delle regole di mercato che impongono se, quando, come e su cosa devi (o non devi) ridere.

          Sai Paolo noi vogliamo dirtelo apertamente: in circa quattro anni da quando Il Mondo Positivo esiste, ci siamo più volte interrogati sull’eventualità di trasformare in un libro il nostro mondo di fantasia al contrario.

          Non è la prima volta in cui un libro o una serie tv si ambienta in un contesto dove l’uomo “standard” si trova immerso in un mondo opposto dove son tutti o ciechi o hanno le pinne o altro…Perché allora non mettere su libro il mondo dove lo “standard” è l’HIV?

          Poi ci abbiamo pensato meglio e per ora abbiamo deciso di mettere questa idea in archivio: non ci possiamo permettere economicamente editor, copertina, figure di contorno (marketing compreso) e poi sia in self-publishing sia con un editore dovremmo sottostare a delle regole commerciali che, come detto, ci piacciono poco. Allora restiamo coi piedi per terra e pur non guadagnandoci nulla, abbiamo il blog dove scriviamo le storie col nostro metodo e soprattutto possiamo farle evolvere correggendo o modificando a piacimento senza rendere conto a qualcuno.

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          • Il libro al giorno d’oggi non è più indispensabile. Resisterà per sempre ma se qualcuno deve dire qualcosa, comunicare, esprimersi, ci sono altri modi, come il blog 🙂

          • Il libro serve ancora, sì, il problema sono tutti quelli che dichiarano di sostenere questa o quella “causa sociale” salvo poi scopri che stanno promuovendo il loro disco, libro, film, spettacolo.

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