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Senza corrente elettrica, col virus ancora bloccato a Zagabria, i positivi del Campus sono in estrema difficoltà. E a complicare la vita ci si mette anche la caccia al tesoro con le uova di Pasqua.
Adri: Biohazard o no?
“Ricordati che hai una bambina piccola e se io parlo, tu sarai il primo a rimetterci”. Il dottor Salvo Segapiedi pensava di spaventarmi, con le minacce? Manca solo Greta che da quando l'ha conosciuto ha perso il senno e gli va dietro come un cagnolino; maledetta la volta in cui li ho fatti incontrare!
Quella è una povera ragazzina viziata, se non la tengo sempre d'occhio è capace di sospendere gli antivirali e portare via la negatività al medico legale.
Non glielo permetterò perché quello è il mio incarico, una volta arrestato il Dissanguatore sarò io il gifter di Salvo! E se ora lui perde la testa per Greta? Se il virus della ragazza non è del ceppo Biohazard? Se lei ha l'HIV degli scorpioni? No, dannazione, devo bloccarla. Costi quel che costi.
Avevo troppi pensieri in mente e nessuno di positivo ma dovevo continuare a lottare: “davvero, Salvo? Io ci rimetterei che cosa? Parla pure, tanto non sono ricattabile in alcun modo perché tutto ciò che sai tu su di me è alla luce del sole, anzi del microscopio e non ho più molto da perdere ormai.”
Un contenuto inequivocabile stava in primo piano sul mio smartphone, pronto a essere pubblicato in più social network:
Pseudonimo: Adri
Nome esteso: Adriano Sergio La Scala Maggio
Data di nascita: 04/07/1988
Professione: criminologo profiler
Status: HIV+
Ruolo: Leader Gifter
Laboratorio analisi: centro malattie infettive, ospedale di Bugliano (PI).
Responsabile: dott.ssa Evelyn Sloan.
Carica virale HIV:
- non rilevabile, 27 gennaio 2022.
- 100.000 copie, 22 febbraio 2022.
- 800.000 copie, 25 aprile 2022.
- non rilevabile, 15 agosto 2022.
Stesso valore per le analisi fino ad aprile 2023: non rilevabile, non trasmissibile.
Ho sorriso a Greta e Segapiedi mentre il mio dito era a pochi millimetri dal tasto “condividi”, ma la notifica di un nuovo messaggio mi ha distratto: “buona Pasqua, Adriano! Vieni alla gita in palude? Ti voglio bene. Papà”.
“Lo vedi fratello”, ha provato a scherzare Hunter; “forse forse nostro padre ha percepito che stavi per fare la cazzata. Evita di condividere quel post per il momento, lo faremo più tardi adesso è meglio se accettiamo l'invito, cosa dici?”
Sì, va bene: ho risposto al messaggio con un pollice alzato senza però aggiungere “ti voglio bene anch'io”. Mi costa ancora fatica chiamare “papà” l'avvocato Bruno Maggio, per me quell'appellativo è sempre e solo stato valido per l'unico padre che abbia mai avuto e che ora non c'è più. Beniamino La Scala.
Vedendo il mio sconforto, Hunter mi ha dato una pacca sulla spalla: “pensa a me, fratello, che oltre a papà devo chiamarlo Gifter. E al fatto che io, insieme a Bruno Maggio, ho altri due padri; cosa dovrei fare?”
Ho evitato di rispondergli perché Segapiedi è già uscito con Greta dalla sala break e io, per non perderli di vista, insieme a Hunter li ho seguiti a breve distanza; i corridoi del campus erano illuminati dalle candele, segno che l'elettricità ancora non era tornata e non c'era anima viva: tutti usciti per la gita, o ancora a letto?
Per fortuna almeno le candele erano profumate e in qualche modo gli odori ci aiutavano, ma per risolvere il problema del buio ho avuto un'idea: chiamare Antonio Falco!
Mai fidarsi di un negativo incazzato, d'accordo. Però mancandogli la vista, avrebbe potuto guidarci fuori dalla porta senza inconvenienti.
Uno squillo, due, tre, niente. Segreteria. “Sarà all'unione ciechi”, aveva ipotizzato Hunter; “o forse è già in palude. Muoviamoci, forza, o arriviamo in ritardo e papà ci fa la festa!”
Hunter: Pasqua al lume di candela
Antonio Falco. Perché diavolo si doveva nominare proprio quello stronzo! Durante la giornata mondiale dei calzini spaiati gli ero stato complice per fargli indossare un calzino col segno più e l'altro col meno. A suo dire, dovevo aiutarlo a farsi dare il virus da Adri; poi anziché ringraziarmi per avergli coperto le spalle si era infilato nelle sue solite questioni dell'unione ciechi, scaricandomi addosso tutti i guai.
Ingrato e villano, del resto cosa potevo aspettarmi da una scatola vuota come lui?
“Cos'ho detto, Hunter”, il profiler mi guardava con gli occhi sgranati senza capire il mio silenzio. “Falco è uno di noi anche se è ancora negativo. Fammi capire, cosa c'è che non va se gli chiediamo una mano? Siamo al buio, cazzo! E il nostro povero HIV non può più aiutarci perché ormai siamo solo due non rilevabili di merda, fratello!”
Porco Giuda! Dovevo continuare a proteggere il ragazzo e i suoi calzini. Intento a cercare una bugia plausibile da far bere al criminologo, non mi ero accorto di un oggetto su cui stavo per inciampare: un sasso, probabilmente?
Ma appena mi ero chinato per raccoglierlo, avevo realizzato subito di cosa si trattasse: un uovo di legno, tutto colorato, con scritto un messaggio:
“Untore o pizza e aria fritta.”.
Indubbiamente ho imparato a riconoscere gli enigmi; e anche se il mio HIV non era operativo, era facile capire che fossero anagrammi. Ma di quale frase?
Adri aveva preso in mano l'uovo e, girandolo su se stesso, provava a leggere il messaggio in ogni direzione: “sarà il solito bontempone negativo che vuole farci gli auguri di Pasqua a modo suo. Lascia perdere, Hunter, e usciamo. Poi casomai se ci viene qualcosa in mente, vediamo con calma intanto lascialo a me.”
Greta Flaminia Lando: basta con le uova!
Meno male è legno e non sono uova vere altrimenti avrei denunciato l'università per maltrattamento sugli animali, perché anch'io qualche giorno fa davanti alla mia stanza ho trovato un uovo come quello che ha in mano Adri, e c'era scritto “son partita da Fiumicino e arrivata a Bogotà”. Una sfida sapere cosa volesse dire! Mai stata a Roma né in Colombia in vita mia.
E chi aveva il coraggio di mostrarlo al criminologo subito dopo che questi mi aveva chiamato “Gretina” col chiaro intento di umiliarmi!
Eravamo arrivati di fronte all'ingresso finalmente, e Adri cercava invano di aprire col badge; ma non c'era verso, senza elettricità il sistema dei tornelli non avrebbe mai funzionato.
“Greta, dammi tu una mano se puoi”, il piglio autoritario da poliziotto gli era del tutto scomparso; “piccola, salta il tornello e poi apri tutto con le chiavi! Vai, sindacalista, siamo tutti nelle tue mani!”
Come volevasi dimostrare! Basta che si trovino in difficoltà e anche i maschi alfa chiedono aiuto! Mi ero arrampicata già a metà tornello, quando Hunter mi aveva fermato: “ehi, attenta, potrebbe esserci l'allarme! Rischiamo di metterci nei casini!”
“No”, ci aveva rassicurato il dottor Segapiedi; “hanno un antifurto della seconda guerra mondiale quindi senza corrente non va!” Salvo e Hunter mi avevano dato una mano spingendomi per i piedi, finché mi ero trovata al di là del tornello e con la chiave che avevo sempre in tasca, ero riuscita ad aprire consentendo agli altri di raggiungermi.
“Io allora resto qui a presidiare”, li ho avvertiti; “sono l'unica ad avere le chiavi e se succede qualcosa…”
Adri cercava di dissuadermi: rimanere sola nel Campus deserto, senza nemmeno la possibilità di chiedere aiuto al virus, non era una delle migliori idee. “Resto io”, si era offerto il dottor Segapiedi; “vai, Greta, smetti di lavorare almeno a Pasqua, avanti! Ho anch'io una copia delle chiavi!” Alla fine però anche lui aveva ceduto ed era uscito con noi.
Eccoci finalmente fuori al sole: chiusa la porta alle nostre spalle, ci eravamo trovati nel piazzale dove solitamente la mattina svolgiamo gli esercizi di ginnastica appena svegli ma, questa volta, era tutto vuoto e gli attrezzi del fitness erano coperti da un nylon.
“Ma dai, guarda qui”, si era messo a ridere Hunter chinandosi verso terra; “c'è un altro uovo!”
Basta, basta davvero: avevo tirato fuori dalla mia borsa anche quello trovato giorni prima e Adri si era fermato a leggere la scritta: “‘son partita da Fiumicino e arrivata a Bogotà'. Chi ci vuol far compiere un viaggio così lungo! Ma forse, sì, dai, certo, l'ho già sentita da qualche parte ma non ricordo dove.”
“Oh, profiler, mi scadi sul meglio! Questa è una canzone”, rideva Hunter tra sé; “e difatti sull'uovo che ho appena trovato qui, la strofa continua! ‘…Con in mano il telefonino, che non prende e me fa sbroccà'.”
Canzone di livello, decisamente! Malgrado ci fossimo offesi giusto qualche ora prima, Adri e io già stavamo scherzando sulle musiche improbabili che si sentivano la mattina durante la ginnastica e di cui, in quel preciso momento, sentivamo tutti la mancanza: “dai poliziotto”, gli avevo sorriso; “adesso hai nostalgia ma quando ci allenavamo tutti i giorni, per te c'era sempre qualcosa di meglio da fare…”
“Anch'io sbaglio, tesoro”, lui mi aveva risposto appoggiandomi una mano sui capelli; “e a proposito, scusami davvero, per prima. Non ti volevo offendere, è solo che ti sei finta negativa per troppo tempo e faccio fatica a darti la mia completa fiducia.”
Pace fatta, sì, ma sono certa che presto non solo si fiderà di me, anzi penderà dalle mie labbra!
Adri: la caccia al tesoro
Io e il dottor Segapiedi davanti, Greta e Hunter dietro di noi; ottima soluzione per evitare effusioni tra la sindacalista e il medico durante il percorso fra il Campus e la palude. Non conoscevo il punto esatto da cui la gita sarebbe iniziata, ammetto di non seguire ogni singolo evento della Pro Loco ma di sicuro qualche altro indizio strada facendo sarebbe saltato fuori.
E così era accaduto: un altro uovo di legno, incastrato fra il marciapiedi e un monopattino parcheggiato alla peggio, questa volta aveva la scritta: “mi mangio un bonbon. Lecca ‘sto gelato, malto a doppio strato”. Non potevano essere indicazioni verso bancarelle o locali, nella strada dal Campus alla Palude nessuno si azzardava ad aprire alcun tipo di attività. Era una strada di passaggio in cui meno ci si fermava, meglio era.
“Ci vogliono far conoscere tutta la canzone”, Greta e Hunter stavano sorridendo e canticchiavano un brano demenziale che a me pareva di ascoltare in lontananza.
Suggestione, forse, ma più camminavamo e più sentivo la musica avvicinarsi. Con una caccia al tesoro dalla destinazione ignota, un serial killer in giro, questi si permettevano di far festa? Inevitabile però finire tutti e quattro a cantare seguendo il ritmo:
Poppo reggaeton, mi mangio un bonbon, poppo reggaeton, oh oh!
“Mi fa pena il vostro povero HIV”, rideva sguaiato Salvo Segapiedi; “ne approfittate perché ora non può impedirvi di cantare questa merda! Io almeno sono negativo e il reggaeton non mi crea problemi…”
La passeggiata era proseguita così per altri cinque, dieci minuti buoni finché Greta si era girata verso di me e mi aveva chiesto di mostrarle il primo uovo raccolto dentro al Campus. “Non mi convince la scritta, Adri, io non so, mi dà una sensazione strana, voglio vederla. Questa non è la canzone! Temo sia un messaggio per noi!”
Untore o pizza e aria fritta.
Mi veniva da lanciare l'uovo più distante possibile, come si permettono di chiamare “untore” qualcuno di noi positivi se ormai siamo tutti non rilevabili! Poi, in caso, io sarei comunque un gifter. Il leader gifter che dà il virus solo a chi lo chiede e, soprattutto, chi ne è degno.
A malincuore avevo consegnato l'uovo a Greta che già insieme a Hunter iniziava a studiarsi la frase, in effetti anch'io pur non volendolo ammettere sentivo che qualcosa non andasse; le altre uova apparivano ridicole e questo mi dava un segnale parecchio inquietante.
“Ooooooh”, qualcuno a distanza stava urlando verso di me. “La Scala! Segapiedi! Ben arrivati!”
Proprio lui, Salvo Mondo, il negativo tra i negativi! La persona che meno avrei voluto incontrare ma che si trovava nel posto giusto al momento opportuno. Gli avevo spiegato della caccia al tesoro e le uova ma lui in risposta mi scuoteva il capo: “dovete tutti seguirmi”, il suo tono di voce era grave e non ammetteva repliche. “Per esperienza ereditata da papà Montalbano, quando ci sono cacce al tesoro non c'è mai da stare tranquilli.”
Stentavo a capire in quale gita papà mi avesse coinvolto: eravamo arrivati ormai alla palude, un piccolo altoparlante a batteria era appeso a un albero e faceva suonare Poppo Reggaeton in continuazione ma non c'era anima viva, tranne noi cinque.
“Qualcuno ha vandalizzato il recinto delle nutrie”, ci spiegava Salvo Mondo; “e gli animali sono spariti. Non avevi tu allevato una nutria, qua in palude? Profiler La Scala, mi dispiace tanto…”
Dovevo essere forte: no, non poteva succedere, papà non mi avrebbe mai ucciso mamma orietta. Eppure avevamo tutti la verità davanti agli occhi: il recinto divelto, la mangiatoia bruciata, poche tracce di sangue e un coltello anch'esso insanguinato dove prima c'era il giaciglio dei cuccioli.
“Che Pasqua terribile”, Hunter si era messo a piangere sulla mia spalla; “ma non è detta l'ultima parola! Le tue nutrie possono essere scappate per lo spavento, Adri, non fare così!”
Impossibile trattenere il pianto: io, Hunter e Greta non ci vergognavamo più di mostrarci in lacrime, gli unici inflessibili erano Segapiedi e Mondo che con le solite bustine di plastica avevano raccolto più materiale possibile. “Anche queste”, Greta si era messa in mezzo consegnando loro tutte le uova di legno. “Perché soprattutto il primo uovo è un messaggio forte e chiaro.”
Mi veniva da tirarla per i capelli e buttarla dritta in mezzo alle sabbie mobili, odio quando una persona parla a mezze parole!
“Te lo giuro profiler, fosse l'ultima cosa che faccio. Lo sai bene Adri io sono vegana, pacifista e contraria alla violenza ma se hanno fatto del male alla tua nutria li uccido con le mie mani e so perfettamente chi sono quei pezzi di merda.”
Cosa sapeva Greta, cosa c'era di così terribile? Forse era una domanda retorica viste le condizioni del recinto, ma avevo comunque deciso di lasciarla parlare.
“La frase. L'anagramma sull'untore e l'aria fritta, possibile, non ti dice niente?”
Anche Salvo Mondo si era incuriosito e, con le mani guantate, aveva afferrato il mio uovo di legno. Un'occhiata, poi un'altra, alla fine anche lui era arrivato alle stesse conclusioni di Greta e ha schioccato le dita in mia direzione.
“Difficile e illogico come anagramma, profiler La Scala. Però davvero è il caso di muoverci se non è già troppo tardi.”
Untore o pizza e aria fritta —> farò a pezzi Nutria orietta.