C’è il sito gay.it che ha raccolto una playlist con alcune canzoni su HIV scritte nel periodo più duro dell’epidemia AIDS, quando risultare positivi significava morte certa. Da Madonna a Elton John, ai Pet Shop Boys, a Cyndi Lauper e George Michael.
Canzoni su HIV, AIDS e sierofobia però ne esistono ancora e noi cerchiamo di aggiungerle integrando quello che già il portale gay.it ha documentato.
Canzoni su HIV
Gli amici di gay.it hanno parlato di brani stranieri, ma anche in Italia abbiamo le nostre canzoni su HIV e spesso le cantiamo anche senza sapere di cosa realmente parlano.
E una di queste è un brano famosissimo di un artista che abbiamo celebrato anche noi.
Lucio Dalla – Attenti al lupo: brano contro la sierofobia
Va bene, “attenti al lupo” può identificarsi con qualunque tipo di stigma e, salvo un’interpretazione fornita in un sito sul significato delle canzoni, sembra non esserci altra fonte che identifica l’HIV come tema del brano.
Ma qual era la maggior paura legata all’amore nel 1990?
Sì, proprio quella, sempre quella: l’AIDS, che ha ossessionato mezzo mondo con le campagne “se lo conosci lo eviti”.
All’epoca non esistevano farmaci per la cura né la prevenzione e iniziare una relazione sierodiscordante era sinonimo di follia: il partner HIV positivo avrebbe potuto seriamente ammalarsi, questione di tempo. E quello negativo rischiava di diventare positivo bastava che il profilattico si spaccasse. Per non parlare di coppie etero intenzionate ad avere figli.
Un’era geologica fa, ma Lucio Dalla aveva già capito che c’erano coppie per le quali non importavano certe eventualità e hanno accettato qualunque rischio pur di stare insieme:
Amore mio non devi stare in pena,
questa vita è una catena,
qualche volta fa un po’ male.
Guarda come son tranquilla io,
che anche se attraverso il bosco,
con l’aiuto del buon Dio,
stando sempre attenta AL LUPO.
Nel 1990 bisognava contare sulla resistenza dei preservativi e sulla fortuna ma nel 2023 divinità, destino e fato, possono stare in pace a riposarsi e pensare ad altro perché provvedono la scienza e la medicina a proteggerci.
Sorridiamo sul bosco che è una metafora sessuale evidente solo a chi sa certi brani popolari:
“la strada nel bosco, l’è lunga l’è larga l’è stretta. L’è fatta a barchetta, l’è fatta per fare l’amor!”
Oppure no: Alessandro Bono canta la propria morte
Di Alessandro Bono abbiamo già abbondantemente discusso e non vogliamo ripeterci, quella canzone “oppure no” portata a Sanremo 1994 è la sua ultima esibizione dal vivo prima che l’AIDS se lo portasse via il 15 maggio dello stesso anno.
A proposito, concediamo un piccolo spoiler a chi ama i nostri racconti di fantasia: il messaggio “Bene, Oggi Niente Omicidi – 15 maggio 1994” è un riferimento a Bono: Bene Oggi Niente Omicidi – B O N O.
Alessandro ha combattuto la malattia fino alla fine e ha voluto dirci che stava morendo, tramite il suo brano e nessuno ha capito niente.
E quando credi che l’amore tuo è solido come un bel sasso,
poi per un’occhiata appena, ti senti un materasso.
Verrà il giorno in cui sarai col sedere grosso come una balena,
io come adesso ti amerò, che hai un fisico da sirena. Oppure no?
Io questo non lo so!
La risposta amore mio, è nascosta nel tempo.
E ogni giorno che va via, è un quadro che appendo.
Mi piace vivere.
Consegnava alla persona che amava, il compito di rispondere su quello che avrebbe potuto essere il futuro perché lui non sarebbe stato in grado di viverlo.
Eccolo lì, esempio di coppia sierodiscordante anni 80-90. Lui ex tossicodipendente e HIV positivo senza saperlo, lei HIV negativa e rimasta tale. Hanno avuto pure una figlia, negativa anche lei in un’epoca in cui nascere senza virus da genitore positivo non era affatto scontato.
Jovanotti – sai qual è il problema?
Tratta dall’album Lorenzo 1992 parla esplicitamente di AIDS nel periodo di piena emergenza. Si rivolge ai giovani ma senza con questo fare paura, anzi, se la prende coi pregiudizi che generano sierofobia.
“La festa nazionale con la data del vaccino” non è arrivata anche dopo 31 anni da questo pezzo ma chi se ne importa a un certo punto, perché abbiamo qualcosa di diverso ma che funziona ugualmente: la profilassi farmacologica per evitare l’infezione a chi non ha l’HIV e la terapia antivirale per chi è già positivo, che blocca la progressione del virus e ne impedisce la trasmissione.
Ciò che manca, è la consapevolezza dei progressi scientifici e una narrazione diversa da quella anni 80/90. Ma per quella non ci sono farmaci che tengano.
Dovrebbero farci una festa nazionale per i metodi di prevenzione che abbiamo oggi, in grado di consentirci una sessualità finalmente libera dalle paure. Il giorno in cui è stato somministrato il primo farmaco di profilassi pre-esposizione (PrEP) con successo, dovrebbe essere una festa in tutto il mondo.
Invece niente. Dobbiamo ancora lottare perché la PrEP costa troppo, gli antivirali anche, e le campagne informative sono scarse. E perché “tutto il mondo” non ce li ha a disposizione, nei paesi in via di sviluppo e in quelli governati da regimi totalitari di AIDS si muore ancora.
Too Hot – Coolio
Un rapper che parla in americano strettissimo, come ogni cantante di quel genere, d’altronde.
Coolio, morto a 59 anni a settembre 2022, ha parlato di AIDS in una sua canzone del 1995. Too hot, libera interpretazione dell’ononimo brano di Kool & The Gang.
Riportiamo qualche parola del testo, si riferisce alle conseguenze di avere contatti sessuali senza protezioni. In quegli anni i farmaci non esistevano e il preservativo più test HIV erano gli unici modi.
“Aisha andava a letto con Mark, che andava a letto con Tina. Tina andava a letto con Javier la prima volta che si sono visti. Javier stava con Loopy e Loopy stava con Rob… Rob andava con Lisa che andava con Steve, Steve era positivo all’HIV. Iniziato come qualcosa di bello, è finito in un casino…”
[…] Bisogna fare qualcosa di drastico perché la questione sta diventando davvero tragica
e se non credi a me, chiedilo a Magic [l’ex giocatore Magic Johnson, anche Jovanotti ha parlato di lui; primo personaggio pubblico a fare coming out sull’HIV in quegli anni – e ancora vivo.]
genitori e adulti predicano sull’astinenza ma i ragazzi non ci badano e fanno cazzate
allora mettigli un preservativo in mano, e spera che non si spacchi
un’altra vittima del desiderio sessuale, ci fidiamo nella volontà di dio
ciò che era bello si è trasformato in un casino e l’acqua (santa?) non lo raffredderà perché è troppo dannatamente caldo.
Prima o poi faremo la traduzione di questo brano, una traduzione vera, perché quelle in internet sono tutte create coi sistemi automatici e non rendono.
Down Low – HIV
Un gruppo tedesco chiamato Down Low ha scritto questa canzone sempre in tema prevenzione HIV ma con un tono un po’ diverso: sembra il virus HIV che parla in prima persona (scusaci HIV non volevamo darti del “persona” per offenderti ma stiamo parlando tra umani, cerca di capirlo); a leggere il testo sembra quasi fosse un virus in crisi che chiede agli umani di stare attenti e aiutarlo perché lui non vorrebbe far del male.
Naturalmente noi abbiamo colto l’appello e creato il personaggio HIV di Bugliano: conosciamo fin troppo bene la genesi del virus, è stato lui a raccontarcela. E sapere che i Down Low l’hanno capito prima può solo farci piacere!
[…] Il mio compito è portarti via da questa terra, lascia che ti dica come lavoro e quanto fa male.
Nel ventesimo secolo mi hanno inventato, hanno ingerito molti farmaci e provato tanti vaccini ma sto ancora qui in piedi e non vedo l’ora di venire a prenderti a casa.
Ti distruggerò la vita e porterò via anche tua moglie, quindi pensaci due volte prima di pagare quel prezzo…
Verrò in un incubo di mezzanotte quindi tieni d’occhio la tua famiglia mentre metti il tuo culo a dormire.
Sarò il tuo più grande dominatore, tra me e te son quello che resta, spero di rimanere come ricordo nella storia. Conosci il mio nome, sono l’HIV!
Per favore qualcuno mi aiuti perché sto cadendo, sto andando giù, non mi senti mentre chiamo?
Non vedi cosa mi sta succedendo? Oh, ho bisogno di aiuto, sarò l’HIV. […]
[…] Grazie ai media che mi hanno dato attenzione, e mentre tu pensi a me, mi piace ricordarti
che le malattie del mondo sono la mia famiglia. Io sarò quello che odi, sarò l’HIV.
Povero virus! Lui non vuole farci del male, vuole che noi umani gli diamo attenzione. E allora ascoltiamolo, una buona volta! Se non fosse che i negativi non hanno ancora capito la sua lingua. Imparasse anche lui a piangere come fanno i bambini piccoli o il cane.
Assalti Frontali: quando sei lì per lì
Canzone di un gruppo rap il cui testo non ha bisogno di spiegazioni: era stata una campagna promossa dal ministero della salute e del lavoro per la giornata anti-AIDS 2007. Quindi, per l’anno 2007-2008.
Naturalmente poi le solite polemiche la hanno mandata un po’ sotto silenzio. Ancora non erano conosciuti i metodi di prevenzione tramite farmaci, è stata però l’ultima campagna (almeno su nostro ricordo) che sia stata così esplicita e non paternalista.
Elton John – Ballade of the boy in the red shoes
Elton John è stato, ed è, uno degli artisti più attivi nella lotta all’AIDS fin da subito; omosessuale lui per primo, ha vissuto la sessualità promiscua negli stessi anni di Freddie Mercury eppure ha sempre fatto attenzione, o è stata fortuna? Non azzardiamo, sarebbe solo speculazione.
Comunque, oltre a “last song” che vede il tema dell’AIDS dal punto di vista di un padre (segnalata sull’articolo di gay.it) abbiamo anche “ballad of the boy in the red shoes”.
Parla di un ballerino che abbandona la danza perché sta morendo di AIDS, il protagonista del brano si chiama Sigmund però a noi nessuno impedisce di pensare si tratti di una dedica a Nureyev.
Queen + Paul Rodgers – Say it’s not true
Brian May e Roger Taylor: che te lo dico a fare?
Insieme al cantante Paul Rodgers hanno eseguito questo brano per un concerto di beneficenza anti-AIDS nel 2003, il 46664 organizzato dai Queen e Nelson Mandela. Tralasciamo il fatto che i Queen nel 1984 si rifiutarono di partecipare al progetto dell’ONU artisti contro l’Apartheid? Sarà il caso, va’, la questione ci ha già dato abbastanza noia e questo non è un sito dove parlare di politica. Torniamo a say it’s not true, che è meglio.
La canzone è uscita come singolo per la giornata mondiale anti-AIDS 2007 (stesso periodo degli assalti frontali!) e parla delle sensazioni provate da una persona che riceve il risultato positivo del test HIV.
Il polo positivo che scrive qui non è capace di fare un capolavoro come quello, gli è bastato il cambiamento positivo per parlarne…
Probabilmente ce ne sono anche altre e non abbiamo avuto modo di conoscerle, se qualche lettore è a conoscenza di altri brani contro lo stigma o contro l’HIV, magari qualcosa di più attuale, può solo segnalarcelo e noi lo integriamo.
A proposito di integrazioni, teniamo a precisare che il compagno di George Michael (Anselmo Feleppa) morto di AIDS a inizio anni 90, è la persona a cui George ha dedicato il brano “somebody to love” durante il Freddie Mercury Tribute Concert, aprile 1992.
Evitiamo di citare le canzoni parodia che parlano di HIV, ce n’è qualcuna ma a loro vogliamo dedicare uno spazio apposito e a tempo debito.
Sebbene possa apparire poco evidente, anche “Domino Dancing” dei miei amatissimi “Pet Shop Boys” è ispirata all’AIDS ed al fatto che, in quegli anni, più di un amico del duo fosse deceduto a causa di esso.
“Watch them all fall down” ha – come spesso nei loro brani – una doppia lettura, ma se si legge tra le righe, si capisce di cosa stanno parlando.
Abbiamo gli stessi gusti!
Poi tu non puoi valutarlo ma il cantante dei pet shop boys ha una voce oltremodo sexy porca putty!!! Elettrona prego parla tu se sei d’accordo!
Grazie dell’integrazione approfondirò il testo del brano.
Uscito proprio oggi il loro nuovo brano
https://www.youtube.com/watch?v=eBCq0pzr8io
Sinceramente gli ultimi brani anni 2000 non mi piacciono più! Si sono elettronicizzati troppo. Del resto la ggggente vuole così.
Bell’effetto: sono sul PC che sto scrivendo un articolo nuovo mentre gestisco le risposte sul telefono.
Gifter multitasking! Io rispondo ai post pubblicati e il virus compone quelli nuovi, o viceversa.
E no. Non uso il modello generativo Chat GPT per scrivere; ogni tanto lo sfrutto per qualche idea ma poca roba perché un sito come questo non è adatto ai sistemi automatici!
Domino dancing è la canzone più AIDIESSOSA che io abbia mai sentito! Leggendo il testo si capisce e come. Anzi, addirittura aidiessosa a livello bug chaser.
Seen you look at strangers too many times
The love you want is of a, a different kind
“I watched you dancing with danger / still wanting more” … “ti guardo ballare col rischio e volerne ancora”…
Ci mancava solo il segno ☣️ ed era a posto! Dopodiché puoi darci doppia o tripla interpretazione. Le canzoni sono belle quando NON sono esplicite e lasciano liberi di comprenderle a seconda della propria sensibilità.
Giusto per gradire:
“bug chaser” sottocultura isolatissima in cui un negativo all’HIV cerca il rischio apposta. Tra le motivazioni tutto lo stigma e l’omofobia “sei gay e morirai di aids” con relativa emarginazione, un discutibile senso di appartenenza dato dalla solitudine di qui sopra ma specialmente la volontà di dire “se questo è il mio destino voglio decidere chi, come, quando”.
Una volta cioè prima degli antivirali ce n’erano diversi adesso solo in Italia il 95 per cento di noi positivi è sotto cura e non rilevabile (impossibilitato a trasmettere) quindi bisognerebbe proprio che uno smetta le cure apposta per diventare un… GIFTER… (donatore di virus) e col cavolo che qualcuno lo fa rischiando di finire lui in AIDS per cosa, per far contento il chaser di turno che poi neanche dice grazie? Anche no!
Il mio soprannome è Gifter per quello. Sì. Io non do i virus in giro perché sono NON RILEVABILE ma siccome quando ho iniziato a collaborare con Elettrona su questo blog qualcuno ha insinuato che io trasmettessi virus in giro gliel’ho offerto su un piatto d’argento. A questo punto mi spiace davvero non avere un altro maschio come collaboratore e che si chiama Cesare perché se no, Gifter e BugCesare sarebbe stata una squadra perfetta.
Seriamente: tutti quelli che in piena emergenza covid andavano in giro senza maschera e se ne vantavano? Quelli che cercavano di fare i covid party per infettarsi e avere il certificato di guarigione, cosa credi che fossero? Bug chaser, belli e buoni!
E per fermare un fenomeno simile bisognerebbe fermare il terrore: più informazione basata sulla consapevolezza e meno sul terrore. Io però sono convinto di una cosa: se invece di HIV o covid ci fosse in giro un’infezione che appena contratta porta diarrea ininterrotta per giorni…
Ti assicuro che nessuno andrebbe in giro facendo il bug chaser spavaldo. HIV impiega anni a svilupparsi e non è detto che accada quindi neanche è detto che uno muoia. Covid ormai bisogna che sia un caso grave per finire in ospedale. Ma se appena dato un bacio a una persona ti caghi addosso? Una, due, tre volte alla terza stai a casa!
Non serve mica la morte: piglia e fatti due-tre mesi col pannolone a riso in bianco e patate lesse! Poi si vede!
i PSB hanno spessissimo pubblicato canzoni con doppia/tripla lettura.
la omosessualità è spesso rilevante nelle loro canzoni, ma non in modo palese.
il testo insinua, l’ascoltatore interpreta.
“bug chaser”
mi pare un modo assurdo di comportarsi: perché rischiare apposta?
“Perché rischiare apposta?” In un contesto sociale e familiare sereno il problema non si pone e una simile scelta si ridimensiona per quello che è: incoscienza, irresponsabilità da parte di entrambe le persone coinvolte.
Se invece fin da ragazzino le persone che dovrebbero amarti e proteggerti ti fanno sentire sbagliato solo perché non corrispondi all’immagine di maschio che loro sognano per te (e per se stessi?) La cosa cambia e percepisci la situazione “rischio” in modo diverso perché senti di non avere niente e nessuno più da perdere: o ti chiudi pieno di paranoie come ho fatto io fino ai 21 anni oppure ti butti a pesce e quel che sia sia.
Per carità non voglio generalizzare perché ognuno di noi ha dovuto subire discriminazioni più o meno grosse per qualche motivo e non tutti cercano di danneggiarsi.
Poi certo, se non sei un bug chaser vai a farti il selfie mentre fermi il treno sui binari col culo! Io sono pungente come al solito però sarebbe il caso di finirla con la condanna del gesto da parte dei sedicenti esperti e istituzioni, senza riflettere su ciò che sta alla base: se non è una richiesta d’aiuto questa! E la società come risponde? Vietiamo qui, vietiamo lì, no allo smartphone, no all’intelligenza artificiale e avanti coi no.
Allora a un certo punto se sei uno di quelli che “si buttano” ti stanchi pure di stare dietro al test HIV diverse volte all’anno e col timore di aver fatto centro. Settimane, mesi di panico, negativo e poi si ricomincia; al giorno d’oggi ripeto, tra la profilassi pre-esposizione (tra non molto rimborsabile dallo Stato) e la maggioranza dei positivi sotto cura, il problema è ridimensionato ma una volta era un delirio.
Oppure succede come a me: vivere in un contesto sociale omofobo e sierofobico al massimo, combatterlo per quanto possibile e dimostrare di non essere come loro credono che tu sia. Arrivi all’obiettivo di trovarti un “bello e bravo ragazzo” con cui alla fine metti su casa, e tutti contenti a parte i soliti.
Abbassi la guardia perché sì, la fiducia, siamo monogami, le precauzioni non servono. Fra l’altro in un caso come il mio anche al giorno d’oggi mi sarebbe stata sconsigliata la profilassi: “sei in coppia monogama? Allora se non avete altre relazioni non ce n’è bisogno.” E conoscendo Alberto col cavolo che avrebbe mai rivelato al dottore “sì gli faccio le corna grosse come trattori”.
Sapendo che la fiducia non basta lì speri che se l’altra persona va in giro almeno si controlli e faccia attenzione ma, ribadisco, uno come Alberto guidava col cellulare e passava col rosso ogni 3×2 ha evitato di investire pedoni e bici più di qualche volta.
Visto il tipo dovevo pretendere la protezione? Dovevo immaginare che se non stava attento in macchina gli fregava poco anche del resto? Probabilmente sì! Però è inutile prenderci per il culo: a un certo punto mi sentivo felice e a posto, ho abbassato la guardia. Mi sono comportato da bug chaser anch’io usando come metodo di prevenzione la fiducia, malgrado sapessi che non funziona sperando che nulla accadesse.
E invece è successo. Ora a distanza di 10 anni dico porca puttana se mi avessero rotto meno i coglioni quando ero ragazzo col “non fare” e la paura, sarei stato meglio. Positivo o negativo chissà ma comunque avrei curato meglio le relazioni (e assecondato la corte di mio marito molto prima).