Negli ultimi tempi, insieme alla nostra fantasia, ad aiutarci nella scrittura abbiamo uno strumento nuovo: ChatGPT l’intelligenza artificiale che però ha i suoi limiti e se non li si conosce, anziché un ausilio diventa un ostacolo. Davvero è da considerare così spaventoso, o è questione di saperlo usare e regolamentarlo?
Intelligenza artificiale: le potenzialità
Da anni se ne parla e straparla: intelligenza artificiale che risolve problemi matematici, gioca a scacchi, dialoga come un umano, sul tema sono stati creati film fantascientifici o distopici come “2001 odissea nello spazio” o “Her”, nel quale addirittura una persona finisce per innamorarsi di una donna robot.
Ma concentrandosi sulla realtà, nel 2021 tra gli studenti di informatica si è affacciato un personaggio nuovo:
[…] Hua Zhibing è una delle studentesse del Dipartimento di Informatica e Tecnologia dell’Università Tsinghua. Non certo una delle tante, se pensiamo che Hua è la prima studentessa virtuale cinese costruita da un sofisticato sistema di intelligenza artificiale.
La ragazza virtuale Hua Zhibing sembra il protagonista di un film, ma il Mondo Positivo conosce direttamente l’intelligenza artificiale da un pezzo perché tra noi due creatori c’è una persona con disabilità visiva che fa uso quotidiano di applicazioni e dispositivi basati su queste tecnologie: si tratta di programmi come Seeing AI creato da Microsoft ed Envision, un’applicazione a pagamento utilizzabile da sola oppure associata agli occhiali Envision Glasses, dispositivo indossabile sviluppato sui Google Glasses.
Il compito di questi ausili è trasformare in parlato le informazioni che altrimenti sarebbero accessibili solo alla vista.
Interagendo con la fotocamera dello smartphone o degli occhiali, l’intelligenza artificiale legge ad alta voce testi scritti su materiale cartaceo ma è anche capace di descrivere ambienti e oggetti pur commettendo talvolta degli errori: è programmata ad esempio per riconoscere i volti delle celebrità, ma su un poster raffigurante Freddie Mercury nella sua posizione caratteristica col microfono in mano, i Glasses hanno detto “Freddie Mercury che si scatta un selfie”. Con conseguenti nostre risate.
Envision Glasses recensione occhiali con intelligenza artificiale
Comicità a parte, conoscendo le potenzialità di questo strumento abbiamo tutto il motivo e diritto di sentirci affascinati dall’intelligenza artificiale che, invece, attualmente sta spaventando troppe persone; ma perché?
L’avvento di ChatGPT
Nell’ultimo periodo del 2022 un servizio nuovo è apparso su Internet e nei social network: ChatGPT, una specie di risponditore automatico basato su intelligenza artificiale dove l’autore scrive e lui restituisce un messaggio. Si può usare per chiedere informazioni, ma volendo anche per creare storie; addirittura alcuni nostri amici hanno scritto testi di canzoni!
Basta registrare un account sul sito openai.com e, dopo, accedere alla chat: chat.openai.com per iniziare il lavoro.
Il protocollo OpenAI, in più, è in grado di interagire con applicazioni di terze parti che permettono di scrivere contenuti in automatico; al momento abbiamo provato alcuni plug-in per WordPress ma non ci danno troppa soddisfazione per varie ragioni che qui non possiamo approfondire, allora evitiamo di avventurarci oltre.
Anche perché se ora ChatGPT risulta gratuito con finalità di ricerca e studio, sicuramente non lo sarà per sempre.
Infatti già la possibilità di interfacciarsi con WordPress o altri programmi, prevede crediti per il valore di 18 dollari dopodiché bisognerà pagare, così come esistono diverse piattaforme di scrittura automatica a pagamento con prezzi che noi autori amatoriali non ci potremmo affatto permettere.
ChatGPT, intelligenza artificiale al lavoro
Senza creare nuove storie, sfruttiamo la stupidaggine raccontata poco più su: Freddie Mercury che si sta facendo un selfie.
Diamo a ChatGPT la seguente istruzione.
Scrivi una storia dove Freddie Mercury si fa un selfie usando l’asta del microfono.
E questa è la risposta che ChatGPT ci ha dato:
Era una sera di fine estate e il sole stava lentamente tramontando sullo stadio dove i Queen stavano per esibirsi. La folla era in delirio, aspettando con impazienza di vedere Freddie Mercury, il leggendario frontman della band, salire sul palco.
Freddie si preparava nei suoi alloggi, indossando il suo caratteristico abbigliamento oversize e giocherellando con l’asta del microfono. Era sempre stato un amante della tecnologia e, mentre si guardava intorno nella stanza, notò il suo smartphone posato su un tavolino. Gli venne in mente un’idea brillante.
Si avvicinò allo specchio e sollevò l’asta del microfono, posizionandola accanto alla sua testa. Con un sorriso malizioso sulle labbra, premette il pulsante per scattare una foto. La foto era perfetta: Freddie con l’asta del microfono accanto alla testa, pronto per esibirsi davanti a una folla oceanica.
E così, Freddie si preparò per la performance della sua vita, postando il selfie sui suoi social media prima di salire sul palco. La folla impazzì quando lo vide, e il concerto si rivelò essere un successo senza precedenti. Dopo la performance, il pubblico condivideva l’immagine su tutti i social e il selfie di Freddie con l’asta del microfono diventò immediatamente un’icona della sua leggendaria carriera.
Noi non abbiamo effettuato modifiche a questo breve racconto, ha fatto tutto il robot! Ma un dettaglio si può notare immediatamente: al netto delle imbarazzanti ripetizioni, qualunque cosa veda scritta l’intelligenza artificiale propone sempre un lieto fine.
Storie in un mondo bambinocentrico
Capito bene: ChatGPT nelle sue regole indica che i contenuti debbano essere “a prova di bambino”, non accetta racconti a sfondo sessuale anche fossero delle semplici allusioni, a noi ha rifiutato perfino un testo in cui banalmente una ragazza si è tolta l’accappatoio.
Ma, nella vicenda di Freddie, ora proviamo a introdurre un personaggio nuovo. HIV di Bugliano, il virus protagonista del Mondo Positivo, che non è d’accordo col selfie.
ChatGPT funziona anche se, dalla stessa chat, noi continuiamo la storia senza dargli ulteriori istruzioni. Il racconto composto dall’intelligenza artificiale finiva con:
Dopo la performance, il pubblico condivideva l’immagine su tutti i social e il selfie di Freddie con l’asta del microfono diventò immediatamente un’icona della sua leggendaria carriera.
E noi continuiamo così:
“Freddie, sei impazzito? Lo sai che è pericoloso!” La voce proveniva dall’interno del suo corpo e il cantante, di fronte al pubblico, non reagì. Come poteva spiegare a migliaia di fan che il suo virus, HIV di Bugliano, era in grado di comunicare con lui? Ignorò l’avvertimento e continuò compiaciuto a condividere il selfie in giro per l’Internet ma a un certo punto sentì una tremenda fitta al pollice.
Il robot, come un qualsiasi Capitan Ovvio, risponde così:
Con un senso di panico crescente, Freddie guardò il suo pollice e vide che era diventato rosso e gonfio. Il dolore era insopportabile e si rese conto che il suo virus stava diventando sempre più aggressivo. Si rese conto che non poteva ignorare i suoi avvertimenti e doveva fare qualcosa per fermare la malattia prima che fosse troppo tardi.
Fece uno sforzo eroico per finire lo spettacolo, per non deludere i fan. Ma una volta tornato negli alloggi, si ritrovò in una condizione precaria. Chiamò immediatamente il suo medico e cominciò un trattamento intensivo per combattere il virus.
Sapeva che la strada sarebbe stata difficile, ma era determinato a vincere la sua battaglia contro l’HIV. Con la determinazione e la forza di volontà che lo avevano reso famoso, lottò contro la malattia, continuando a esibirsi con il suo gruppo fino alla fine.
La storia del suo combattimento contro l’HIV divenne un’ispirazione per milioni di persone in tutto il mondo, dimostrando che, nonostante le sfide, era possibile combattere e vincere contro la malattia. E anche se il selfie non era stato scattato sotto le condizioni migliori e in un momento di sofferenza, quell’immagine sarebbe sempre stata ricordata come un simbolo della forza e della determinazione di Freddie Mercury.
Chiaramente non è il nostro stile, ma per fortuna esiste anche la possibilità di rigenerare la risposta. Non pubblichiamo le altre perché sono pure peggio di questa, allora proviamo a scriverla dal punto di vista dell’HIV.
Scrivi una storia col virus HIV che si arrabbia perché il suo umano, Freddie, si scatta un selfie.
L’intelligenza artificiale ha creato un’altra storia, ricordando fra l’altro quello che tra noi e lui avevamo scritto prima: ChatGPT infatti memorizza le conversazioni passate e le parole chiave, ed è questa la sua vera potenzialità per un creatore di storie.
Così ha risposto alle nostre istruzioni:
Era una sera di fine estate e il sole stava lentamente tramontando sullo stadio dove i Queen stavano per esibirsi. Freddie Mercury, il leggendario frontman della band, si stava preparando nei suoi alloggi, indossando il suo caratteristico abbigliamento oversize. Ma questa sera, qualcosa non andava.
All’interno del suo corpo, un virus chiamato HIV di Bugliano si agitava con rabbia. Era stato con Freddie per anni, ma il cantante non aveva mai condiviso la sua malattia con il pubblico. E ora, mentre Freddie giocherellava con l’asta del microfono, il virus non poteva credere ai suoi occhi quando vide il cantante posizionare l’asta accanto alla testa e scattare una foto.
“Freddie, sei impazzito? Lo sai che è pericoloso!” gridò il virus attraverso il corpo di Freddie. Ma il cantante non reagì, troppo preso dalla sua idea di condividere il selfie con i suoi fan.
Il virus non poteva credere che il suo ospite umano stesse mettendo a rischio la sua vita e la sua carriera per un’immagine sui social media. Decise di intervenire e cominciò a provocare dolori al pollice di Freddie per farlo fermare.
Freddie, sconvolto, guardò il suo pollice e vide che si stava gonfiando a vista d’occhio. La sua mente corse all’avvertimento del virus e si rese conto che stava mettendo a rischio la sua vita. Con il cuore pesante, decise di uscire dalla scena e di fermare immediatamente la diffusione del selfie.
Il virus era sollevato e grato per l’azione del suo ospite, anche se non era felice per la scelta del cantante di sacrificare la carriera per la vita. Ma ora, finalmente, Freddie aveva capito l’importanza di proteggere se stesso e gli altri dal virus e sarebbe vissuto per diffondere questo messaggio attraverso la sua musica e la sua vita.
Un bambino dell’asilo avrebbe scritto molto, ma molto, ma molto meglio di questo! Ripetizioni e sovraccarico di informazioni a profusione – quest’ultimo è un punto su cui siamo in difetto anche noi, fra l’altro. Ma pazienza.
Adesso però, a imbarazzarci è la vicinanza tra ChatGPT e gli umani, ossia, un certo tipo di autori.
Diciamolo senza mezzi termini: il 99% delle storie scritte da umani sulle pagine dei cosiddetti “influencer” più celebri, sono tutte così. Strappalacrime o col lieto fine forzato che piace tanto ai condivisori compulsivi.
Contenuti banali? Morte dei creatori?
Se ti accontenti di poco, sicuramente sì; questo sistema automatizzato può anche arrivare a scrivere un intero tema scolastico o un articolo di giornale, ma se non sei tu creatore ad avere le idee per primo, l’intelligenza artificiale diventa una perdita di tempo.
In ogni caso, non tutti i contenuti creati con ChatGPT sono da buttare; una volta confezionate più versioni delle storie a cui vogliamo dar vita, sta a noi prendere le parti migliori e svilupparle. Può anche aiutare, perché no, a superare il blocco dello scrittore con degli spunti interessanti.
Certo è che, nella nostra situazione specifica, siamo molto infastiditi dal non potergli dare in pasto storie come quella del serial killer dissanguatore altrimenti ci rifiuta; ma se fossimo troppo espliciti, anche la piattaforma WordPress di cui siamo ospiti ci butterebbe via quindi…
Quindi?
Ci fermeremo? No, perché in futuro ci prenderemo certe libertà su patreon. ChatGPT e WordPress o meno, i creatori siamo comunque noi.
1 commento su “ChatGPT, intelligenza artificiale per creare storie”