REALE: 20 aprile 1992, Wembley. Freddie Mercury Tribute Concert. Evento celebre ed emozionante che ha visto i Queen esibirsi con altri artisti in ricordo del cantante scomparso, per raccogliere fondi a favore della lotta all’AIDS.
20 aprile 2022, Bugliano. Zach Nolan alias Freddie Mercury, celebra il compleanno della figlia insieme agli amici del CampusIbuol, che fanno a tutti e due una bella sorpresa…
Buon compleanno, piccola!
Oggi, 20 aprile, la mia bambina compie 35 anni. E pensare che fino a qualche mese fa neanche sapevo della sua esistenza! Mi sono ripromesso di non perdermi mai più un giorno della sua vita ma da quando ho trovato il corpo di Valentino in ascensore gli agenti Floyd Turnpike e Adriano La Scala mi hanno messo sotto protezione peggio di quanto lo fossi prima di novembre 2021; in questa fase non avevo la maschera, però più di qualche volta mi hanno prospettato l’idea di un radicale intervento chirurgico. Chiamarmi Zach Nolan anziché Freddie e asportarmi i dentoni diventati ormai un mio simbolo di riconoscimento non era probabilmente bastato, credevano di potermi tramutare in un’altra persona con un viaggio in aereo e qualche operazione? Illusi!
Tutto per colpa del maledetto dissanguatore, ho sperato fosse una leggenda urbana fino al giorno in cui ho visto coi miei occhi i resti in decomposizione del povero PozVale e quando oggi hanno bussato alla mia porta in un orario inconsueto, mi sono messo subito sulla difensiva.
Avevo già una sedia pronta da tirare addosso all’intruso chiunque fosse, per il poco che sarebbe servita davanti a coltelli o chissà quale arma e invece stavolta Adriano è entrato in borghese, anzi, vestito da festa!
“Ora vieni con me, Freddie. Sai che giorno è oggi, vero?”
Ha usato il mio vero nome. Buon segno! Oggi è il 20 aprile, sì. Il giorno in cui secondo i documenti è venuta al mondo la mia piccola Tatiana ma non mi pare il caso di festeggiare più di tanto, non con eccessivo clamore almeno! In altro contesto avrei voluto organizzarle il trentacinquesimo compleanno con un evento alla stregua di quelli che tenevo nella mia vecchia casa a Londra, Garden Lodge; ma col killer mitomane che circola e l’amplificazione dei social network, i malintenzionati avrebbero raggiunto il campus e preso di mira la mia piccola nel giro di poche ore.
“Pensala come vuoi Freddie, ma abbiamo organizzato un compleanno coi fiocchi! Perché questa è una data importante anche per altri motivi che tu non puoi oggettivamente conoscere.”
D’accordo, sono trent’anni che sto fuori dal mondo ma cosa è avvenuto di così eclatante? Mi riguarda?
Happy Birthday
Eccoci in sala break, che tutti chiamano “aula Posifunzionale”. Non ci sono più i distributori automatici né i tavoli, è allestita come un teatro con tanto di sedie e palco, e al posto delle macchinette hanno piazzato un pianoforte; peccato sia uno di quelli elettronici, avrei preferito vedere un piano tradizionale magari anche a coda.
Si fossero preoccupati di avvisarmi prima avrei anche preparato una scaletta e forse provato a cantare qualcosa, sebbene questi giocattoli elettronici mi piacciano poco; l’intero gruppo del CampusIBUOL era palesemente lì da tempo ad aspettarmi, se non è un’imboscata questa! Volevano fare una sorpresa a Tatiana coinvolgendomi? Dovevano dirmelo fin dall’inizio.
“Io non c’entro, hanno fatto tutto loro! Però almeno happy birthday saprai come fa, no?”
I figli sono tutti ruffiani, inutile! Chissà come si sarà comprata i suoi genitori adottivi da bambina, le è bastato farmi gli occhioni dolci e sorridermi per convincermi a sedermi al piano. Per lei posso tutto, non mi importa se ho le dita arrugginite e non faccio esercitazioni di tecnica da tempo immemore. Lo sgabello è pronto ad accogliere il mio sedere e pur mettendoci dieci minuti sono riuscito a confezionare un Tanti auguri passabile.
Alison, la nipote di Raymond Still, mi sta facendo un sacco di foto mentre sto seduto al pianoforte e mi affronta: “Pensa se ora fossero presenti i tuoi amici Queen! Ho provato anche a sentire il loro staff ma non c’è stato verso, mi spiace. Mi ritengono una millantatrice e vogliono continuare a crederti morto e a questo punto vadano anche affanculo, scusa tanto.”
A sentire qualcuno parlare così dei miei più cari amici mi alzo dallo sgabello e mi vado a sedere in seconda fila accanto alla dottoressa Sloan, che mi appoggia una mano su un ginocchio: “Freddie non te la prendere, Ali è nervosa perché ha le nausee. Ancora non vuole dire niente al mondo, ma, hai capito vero?”
Probabilmente sensazioni uguali a quelle che ha provato la mamma della mia Tatiana e io nemmeno lo sapevo, chissà cos’avrà pensato di me la povera Maria Sole quando si sentiva poco bene e io stavo in studio di registrazione o in giro per il mondo.
Chissà cosa mi avrà augurato mentre il dissanguatore le tagliava la gola e la nostra piccola rimaneva sola al mondo, se sono andato in AIDS in quel dannato 1987 era una punizione per averle abbandonate entrambe.
“Un castigo non direi”, mi risponde Evelyn Sloan. “Ma un segno del destino sì. Il tuo, nostro HIV, ha usato l’unico modo che aveva all’epoca per darti l’opportunità di nasconderti qui a Bugliano sperando di proteggerti dal killer e ci è riuscito, anche se il prezzo è stato altissimo.”
“Elias, Riccardo, muovetevi porco di quel Giuda! Montate questo maledetto maxischermo e collegate lo streaming! O dobbiamo aspettare che si faccia notte?”
Incurante della mia conversazione con Evelyn, Adriano perde la pazienza e urla a due ragazzi che smanettano con un grosso televisore e una serie di fili elettrici.
“Mica è colpa mia”, protesta Riccardo; “è Elias che fa casino. Come tutti i negativi!”
Un interminabile quarto d’ora di discussioni fra loro tre, e alla fine lo schermo è montato e funzionante. Avrei voluto intervenire perché se Adri si lamenta di come lavorano i ragazzi, avrebbe potuto benissimo arrangiarsi lui! Ma ho lasciato perdere per non rovinarmi la giornata.
Freddie Mercury tribute concert
“Per tutta la International Bugliano University Of Life, e in diretta streaming mondiale, il CampusIbuol è orgoglioso di presentare il Freddie Mercury Tribute Concert! Freddie è qui in persona e sarà lieto di partecipare, non è vero?”
“Col cazzo, Alison!” Avrei voluto dire proprio così a microfono aperto, invece mi sono limitato a sussurrarlo all’orecchio di Evelyn. Cantare in diretta mondiale senza preparazione e soprattutto dopo che ho mangiato come un porcello? Non esiste.
Tempo di un’occhiataccia a quell’impicciona di Ali, e il mio nervosismo si trasforma in emozione perché a schermo compaiono loro. John Deacon, Roger Taylor, Brian May! I miei Queen sul palco di Wembley senza di me!
Accanto a loro si muove una fila di grandi artisti e miei amici a loro volta: da Elton John, a George Michael, David Bowie e tantissimi altri! “Freddie Mercury tribute concert for AIDS awareness”, recita il titolo della proiezione.
Il concerto risale al 20 aprile 1992, solo cinque mesi che il mondo mi credeva morto e già si era organizzato un evento di quella portata? 72 mila spettatori in presenza, un miliardo seguivano in diretta mondiale e 12 milioni di sterline raccolti. Alla faccia!
“E da lì hanno pure fatto una fondazione in tuo onore”, mi spiega Evelyn sempre accanto a me. “Si chiama Mercury Phoenix Trust e va ancora avanti a lavorare sulla ricerca. Quello però è il mondo dei negativi, noi gestiamo i nostri virus senza bisogno di appoggio, specie se a offrircelo è chi ha il segno meno.”
George Michael e Lisa Stansfield che cantano “These are the days of our lives”, poi George da solo che si esibisce in una stratosferica “somebody to love”, virtuosismi compresi. Come ho fatto a perdermi una simile performance?
A maggior ragione adesso vorrei prendere il dissanguatore e farlo a pezzi con le mie mani. Avrei potuto collaborare con tutti quegli amici artisti e invece il 20 aprile 1992 era un giorno uguale agli altri per me, segregato assieme al prof Raymond Still che mi prelevava il sangue una mattina sì e l’altra pure.
Ho addirittura pensato fosse lui il mitomane per un sacco di tempo cambiando idea solo con l’uccisione di Valentino, in quel periodo il povero Ray era già morto; la verità è che avevo bisogno di un colpevole per la mia frustrazione ed ero stanco di obbedire a quell’uomo senza farmi domande, soltanto perché mi aveva tirato fuori dall’AIDS. Adesso però è tardi, Ray è morto e neanche posso chiedergli scusa per aver sospettato di lui.
“Il compagno di George Michael non ha avuto la tua stessa fortuna, Freddie. Si chiamava Anselmo ed è morto l’anno dopo, l’AIDS se l’è portato via. Immagina quanto sarà stato carico George in quel momento, povero Anselmo chissà quale virus cattivo teneva in corpo. Certamente non il nostro!”
Non ascolto più le parole di Evelyn perché mi sono appoggiato alla sua spalla e le sto riempiendo tutto il vestito di lacrime: non solo la mia band se la stava cavando benissimo, ma George era semplicemente perfetto col pubblico che applaudiva come avrebbe fatto con me.
Sunshine, Maria Sole. Ancora penso a lei e mi viene istintivo cercarla fra la folla indistinta dello stadio, poi la mente mi riporta a quella foto sul Giornale di Bugliano: “23 novembre 1988, Maria Sole Solari trovata morta con la gola tagliata”. Non poteva esserci fisicamente, ma, chissà se il suo HIV era presente nel corpo di qualche ammiratore? Il cerchio si è stretto, quello è stato l’ultimo concerto in cui Brian e Roger hanno suonato con John. Probabilmente tutto nasce e muore a Wembley.
“Morire non direi, visto che sei qua!” Evelyn mi sorride di nuovo e a me viene spontaneo chiamarla Sunshine. Lei però respinge ogni mio contatto e fa un cenno con la mano all’agente Floyd Turnpike che, senza parlare, capisce al volo chiamando a raccolta i due ragazzi installatori del maxischermo: “Elias, Riccardo, forza! Vi muovete?”
A dir poco riluttanti i due giovani mi si avvicinano e senza alcun riguardo mi scuotono per le spalle: “Freddie, vieni anche tu, devi aiutarci a portare di qua una cosa.”
Sono un cantante, mica un facchino! Cosa volete! Ma Turnpike non ammette repliche e devo seguirlo. Un enorme scatolone è fuori nel parcheggio e sembra davvero pesante, azzarderei dire che dentro c’è un essere umano. Non sarà mica uno di voi il dissanguatore, spero! Mi state facendo portare dentro un morto?
Puzza da morte non c’è, quindi tanto vale compiere lo sforzo. Un po’ mi è scocciato perdermi i miei amici in video che cantano “the show must go on”, ma secondo Turnpike e Riccardo questo è un regalo enorme per mia figlia. Anche ChaserNucleus, il mezzo alieno con le antenne, si è presentato a dare un aiuto! Non capisco esattamente cosa faccia perché tre o quattro volte ha battuto o grattato sui bordi dello scatolone come fosse del codice Morse, ma pazienza. L’importante è portarlo dentro se proprio si deve, e con due braccia in più si fa meno fatica!
Sorpresa finale
Vorrei aprire il pacco, provando ad ascoltare ho l’impressione di avvertire alcuni suoni e sui lati ci sono delle strane fessure attraverso cui però non riesco a vedere. Mi trattiene solo la consapevolezza che, in quel modo, avrei rovinato la sorpresa a Tatiana sempre ammesso che si tratti veramente di un regalo per lei.
“Oh, ma cosa è questo, un camion di dolci?” Mia figlia mi osserva apprensiva, impaziente anche lei di scoprirne il contenuto.
“Eh no”, le risponde Floyd Turnpike. “Scarterai il tuo regalo più importante solo se ti siederai al piano con Freddie.”
Di nuovo happy birthday? Non esiste, volete farmi confezionare una figuraccia mondiale coinvolgendo pure la mia piccola?
In sala, Adriano non ha più il solito sguardo deciso e rassicurante; più che un amico intimo al compleanno di una persona cara ha tutta l’aria del poliziotto in massima allerta, gli manca solo la pistola al fianco… Ma non è garantito che ne sia sprovvisto, sinceramente; o mi posso aspettare anche un coltello a serramanico ben nascosto nella sua tasca. Rivolge a Turnpike un’occhiata interrogativa, a cui l’altro risponde solo “fidati di me, gifter, trust me.”
Vorrei chiedere perché Adri sia così incazzato, quale cataclisma stia accadendo, non lo ho mai visto così teso; d’altronde però con quello che si legge in giro dai giornali fuori Bugliano e il mitomane a piede libero che potrebbe essere chiunque di noi, è facile essere mentalmente instabili.
“Tu devi fidarti Freddie”, mi incoraggia Turnpike; “e dovrebbero anche gli altri. La situazione è sotto controllo tu pensa solo a suonare!”
C’è uno spartito sopra il pianoforte, These are the days of our lives. E un biglietto: “La musica non si dimentica”. Contenti loro, spero solo di non stare in diretta su Internet!
“Ha cantato Lisa Stansfield, vuoi che non ci riesca io?” Tatiana si siede e si appoggia a me, io però evito la sua coccola perché sono concentrato a leggere le note e riprodurle su quella specie di pianoforte artificiale.
Mio malgrado devo ammetterlo, hanno ragione loro! La musica non si dimentica, la canzone mi esce come se avessi finito di eseguirla solo cinque minuti prima.
Forse per la curiosità di aprire il regalo, o perché non voleva deludermi, fatto sta che la mia Tatiana è riuscita a intonare il ritornello con me senza sbagliare un colpo, scatenando gli applausi di tutti. “Ho sempre saputo che lei ha la musica nel sangue, fin da piccola.” A Evelyn scappa la battuta e io posso soltanto annuire orgoglioso.
Solo Floyd Turnpike e Nucleus sono attenti alla scatola, che improvvisamente vedo aprirsi da sé come fosse dotata di una propria forza! Probabilmente la situazione è davvero sotto controllo, nessuno si è alzato dalla propria sedia e io sono uno dei pochi a preoccuparsi di quanto sta accadendo.
Un ragazzo si alza in piedi dall’ormai inservibile pacco e tutti osservano la scena come fosse il fenomeno più naturale del mondo. Tutto sommato sembra in forma, sicuramente non può essere rimasto troppe ore lì dentro! Ahimè avevo ragione però, Adriano ha tirato fuori un coltello e sarebbe accaduta una tragedia, se Floyd Turnpike non l’avesse disarmato subito: “Gifter, sei impazzito? Quante volte devo dirtelo che devi fidarti di me? Sono sempre il tuo capo!”
Il giovane uscito dallo scatolone non fa una piega di fronte alla scena del coltello, anzi a passo svelto è andato verso la porta d’uscita senza degnarci di uno sguardo: “Se aspettavate un altro poco, finiva che in scatola ci cagavo. Dove sta il bagno?”
Floyd e Nucleus lo conducono fuori, ancora prima che qualcuno di noi potesse riconoscerlo: “Sempre l’educazione, tu, vero? Quando ti calmerai un pochino? La busta ce l’hai?”
Lo sconosciuto annuisce appoggiandosi una mano sul sedere ma non ho tempo di capire altro, perché la porta si chiude dietro di lui.
Fatico a percepire di cosa Tatiana e Adri stiano litigando, parlano a bassa voce ed è evidente che qui loro due e io siamo gli unici a non aver saputo mai niente fino adesso, di questo presunto nuovo acquisto del campus; non ha valigie, niente di niente, spero solo non sia l’ennesimo vagabondo che chiede l’elemosina.
Trascorso un quarto d’ora, Floyd e Nucleus riaccompagnano il ragazzo da me e Tatiana, appena in tempo per sentire Liza Minnelli cantare We are the Champions a cui io non faccio caso, ho ben altri motivi ora per cui emozionarmi.
C’è davvero mancato un filo che mia figlia stramazzasse a terra svenuta! Appena l’ha visto ha dovuto appoggiarsi a me per non lasciarsi sopraffare dall’emozione, e lui pur avendomi davanti mi ha ignorato platealmente preferendo fiondarsi subito addosso a Tatiana.
Solo in quel momento mi accorgo di una busta caduta a terra probabilmente dai pantaloni dell’estraneo e la porgo a mia figlia, c’era il suo nome scritto fuori!
“Hunter”, ha solo la forza di dirmi lei restituendomi la busta. “Lui è Hunter.”
Dev’essere importante ciò che provano quei due uno per l’altra; Tatiana è cresciuta senza darmi neanche il tempo di coccolarla e abbracciarla a sufficienza e ora un suo coetaneo mai visto prima, se la prende in braccio? Anche Adriano sembra non gradire quella presenza, ma basta lo sguardo più che eloquente di Turnpike a non farlo spostare di un millimetro.
La busta mi sembra troppo professionale per essere il regalo di un amante o fidanzato e la guardo meglio: “Ufficio anagrafe di Bugliano”. Sono mesi che ho avviato queste pratiche, e anche quando le analisi del DNA avevano confermato tutto nessuno mi dava risposte definitive, ora invece cos’è cambiato?
Lei e il suo amore sono troppo impegnati, si sono appartati dietro al maxischermo e, insomma non voglio vedere. Così vincendo ogni scrupolo apro la busta. “Bulsara Solari Mercury”, c’era scritto. Finalmente il nostro legame è anche giuridico, non solo biologico e virale. Ora sì posso dirlo, sono il più felice del mondo.