Freddie, dove sei?

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MONDO REALE: il 9 agosto 1986 è ricordato come l’ultimo concerto dei Queen col loro frontman ancora in vita; 120 mila persone presso il Knebworth Park, sono state una meritevole conclusione per il Magic Tour e Freddie Mercury ha salutato il pubblico come se fosse un ordinario congedo di fine evento.

“Grazie bella gente! Siete stati tremendi. Siete stati un pubblico davvero speciale. Grazie mille. Buonanotte e sogni d’oro. Vi voglio bene! We love you!!!”

Sfortunatamente però quella fu l’ultima volta in cui Freddie cantò su un palco.

MONDO POSITIVO: A Bugliano sembra tutto tranquillo; con la città quasi deserta per il caldo e le vacanze, Freddie può andare a svolgere commissioni come qualunque altro cittadino buglianese. Fare la spesa non è un evento eccezionale, ma con un serial killer in circolazione potrebbe diventarlo e sua figlia Bulsara Tatiana Mercury lo sa benissimo…


Tatiana: vacanza post-laurea

Ne sono consapevole, parlo al pubblico solo quando ho bisogno o c’è un problema; in realtà non sono mai stata ferma e ho lavorato sodo fino a conseguire la laurea in ingegneria spaziale qui all’università IBUOL.

Il mio caro amico con benefit ChaserNucleus è stato un aiuto prezioso per farmi imparare la sua lingua di origine, richiesta per accedere all’ultimo esame sugli usi e costumi di chi vive nello Spazio così alla fine ho discusso la tesi traducendola in italiano, inglese e marziano; l’argomento era l’impiego delle radiazioni in cucina per un’alimentazione più sostenibile.

Avevo anche preparato la versione in russo, è stata la parte forse più dura dopo quasi trent’anni che non parlo più quella lingua ma il rettore l’ha esclusa a causa delle sanzioni applicate anche qui a Bugliano.

Meno male, ho evitato un inutile sforzo che mi avrebbe solo fatto rivivere i momenti più dolorosi della mia infanzia.

Missione compiuta comunque: ho portato a casa un bel 110 con lode, e insieme agli amici del campus ho fatto una festa in cui ci siamo ubriacati a profusione sia io sia il virus! HIV di Bugliano non mi ha impedito di bere, ha ritenuto opportuno che in una simile occasione una sbronza fosse perdonabile quindi non ho potuto raccontare i dettagli dell’evento perché l’alcool ha cancellato ogni ricordo di quella sera.

E dopo la laurea una bella vacanza da trascorrere con mio padre era il minimo sindacabile! Non è stato facile costruire da zero un rapporto dopo 35 anni in cui ignoravo che lui esistesse, il suo annuncio è una scena che tutt’ora mi compare spesso anche in sogno malgrado siano passati mesi e il mio lato oscuro a volte vorrebbe odiarlo, allora andarcene in un posto rilassante sembrava l’unico modo per liberarmi definitivamente delle sensazioni negative.

Sembrava tutto pronto, dovevamo partire il 10 agosto invece la mattina del 9 qualcosa ha stravolto i nostri piani.

“Bul, vado a fare la spesa! Ti serve qualcosa?”

“No Freddie, ma sbrigati che poi dobbiamo preparare le borse.”

Uno scambio di messaggi normale fra padre e figlia, io non sono mai riuscita a chiamarlo “papà” e lui quando è rilassato usa il diminutivo “Bul”; ormai il mio nome è bulsara anche per il Comune di Bugliano e se Freddie mi chiama Tatiana è quando è preoccupato o incazzato, è il nostro modo di capire all’istante come comportarci uno con l’altra se qualcosa non va.

Bugliano è immersa nel caldo e quasi vuota, non dovrebbero esserci pericoli di serial killer e mitomani in giro ma per scrupolo gli ho scritto un’altra volta: “Vai da solo? Stai attento Freddie, non si sa mai. Ti voglio bene.”

“Piccola, sempre a preoccuparti”, è stata la sua risposta. “Approfitto della spesa per accompagnare Antonio Falco a prendersi un cavo nuovo del telefono. Ti voglio bene anch’io.”

E che diamine, uscire insieme a un non vedente quando c’è un killer pericoloso a piede libero?

D’accordo ultimamente non ci sono notizie di vittime o feriti in circostanze misteriose, chissà che fine ha fatto il dissanguatore ma se il bastardo dovesse accanirsi su di loro proprio adesso, approfittando dell’atmosfera più distesa e soprattutto dei media che sembrano dimenticarsi di lui?

“Pensi sempre male”, mi hanno rimproverato tutti gli amici del Campus IBUOL. Ma dopo mezz’ora Freddie non è tornato; dopo un’ora, Falco è arrivato in macchina con Hunter e nessuno dei due ha saputo spiegare dove mio padre sia finito. Hunter cosa c’entrava, perché era al supermercato?


Antonio Falco: una distrazione

Per quest’anno ho voluto cambiare programmi: anziché partecipare alle solite vacanze organizzate dall’Unione Ciechi di Bugliano, ho voluto restare qui al Campus. Pazienza per il caldo, sapendo che il prof. Benjamin Bruckner avrebbe lavorato tutto agosto dando lezioni di scrittura creativa, sarebbe stata l’occasione migliore di chiarirci una volta per sempre sulla faccenda degli attacchi informatici e soprattutto Avrei finalmente potuto riappropriarmi del mio personaggio, PozDrinker, ottenendo dalla scrittura il successo che merito.

Sfortuna però ha voluto che mi si fosse spaccato il carica batterie dello smartphone e per me quel dispositivo è come se fosse un paio di occhi, ho bisogno che sia sempre funzionante e non posso prescindere dalla batteria sempre al massimo.

Non mi sono mai potuto permettere una di quelle piastrine magnetiche dove basta appoggiare il telefono perché si carichi, Adri ne ha una ma mi ha impedito di chiedergliela in prestito perché il mio sangue è ANCORA negativo. “Scarico sei e scarico resti finché non decido!” In questo modo si è giustificato e io ho sempre dovuto accontentarmi del cavo facendomi una ragione per la mia negatività.

Sui social network interni al Campus ho chiesto se qualcuno potesse accompagnarmi a comprare un cavo, visto che acquistandolo on line avrei avuto la consegna a settembre. E come tutti i miracoli che si rispettino, il 9 agosto è capitata l’occasione della vita: Ben Bruckner non poteva essermi d’aiuto perché impegnato a correggere una bozza, ma c’era Freddie che sarebbe andato a far spesa di lì a poco.

Essere accompagnato al supermercato da Freddie Mercury! Chissà, forse avrei potuto portarmi a casa pure una carica molto più potente del cavetto, con la giusta discrezione l’avrei convinto a farmi da Gifter.

“Come no”, mi aveva sorriso. “Andiamo al supermercato a piedi, poi io ti faccio da occhi per scegliere ciò che ti serve e tu mi aiuti a portare le borse quando usciamo!”

Appoggiando la mano sul carrello spinto da Freddie, mi sono fatto guidare e la spesa è andata avanti senza troppi problemi eccetto le mie continue richieste di golosità dolci. “Non farti scrupoli”, mi aveva detto lui; “io non devo preoccuparmi dei soldi. Considera queste sfiziosità come un mio regalo!”

Non avevo dubbi: tutti i vecchi amici della sua precedente vita a Londra, nelle varie biografie raccontavano di come lui non si facesse remore a spendere fortune per qualsiasi oggetto o quadro che ritenesse bello.

Ormai quasi il carrello traboccava a suon di caramelle e biscotti, gelati e merendine poi finalmente ci siamo spostati nel reparto frutta e verdura, con uno spirito molto meno entusiasta di prima!

“Beh, vuoi che mangiamo cioccolata e cavi per l’iPhone? Un po’ di cibo sano ci vorrà pure!”

Con pazienza, Freddie ha riempito il carrello facendo attenzione a non schiacciare le albicocche e le pesche mature e profumate. Mi era pure venuta voglia di mangiarne una al volo, ma mi sono trattenuto onde evitare brutte figure.

“Il cavo è un mio regalo insieme ai dolcetti”, Freddie mi ha sorriso di nuovo e ha girato il carrello in direzione della cassa.

Avrei voluto un altro regalo da te… Questo pensavo e questo non gli ho detto; non volevo fare la solita figura del bug chaser assatanato! Lo ho soltanto ringraziato e spostato la mia mano CASUALMENTE addosso alla sua, sulla maniglia del carrello; non poteva negarmi almeno quel contatto!

In fila alla cassa c’erano solo un paio di persone davanti a me, non saprei dire chi fossero ma Freddie non aveva fatto una piega per cui non sentivo alcuna ragione di temere! Un uomo e una donna parlavano sottovoce, non so di cosa, mai più andrei a origliare i discorsi altrui quindi abbiamo atteso il nostro turno e basta. Mi ha solo destato curiosità che la voce femminile parlasse meno del solito, nulla più.

“Stai lì col carrello”, mi aveva detto mentre posava i prodotti sul tappetino scorrevole della cassa; “alle borse più pesanti penso io!” Poi si era allontanato da me per pagare. L’avevo sentito confabulare con la solita cassiera inopportuna che vuole l’autografo delle celebrità, ma ormai Freddie si sa gestire e manda al diavolo gli invadenti senza troppe esitazioni.

Senonché il mio telefono aveva iniziato a squillare e io, per non tirarlo fuori dal marsupio, avevo risposto usando i miei occhiali con l’audio.

Cercavo comunque di capire se Freddie si liberava di quella sanguisuga; quanto ci vorrà mai per un autografo! L’ho sentito dire “arrivederci, grazie!” Poi muovere qualche passo in mia direzione senza mai però avvicinarsi; eppure saremo stati a due, tre metri di distanza al massimo!

Ho sentito le borse pesanti venir messe nel carrello e qualcuno spingerlo, io ero ancora al telefono concentrato nella conversazione e pensando mi stesse guidando Freddie mi sono lasciato condurre fuori.

La telefonata era di Elias, mio amico di sempre che mi chiedeva se in giornata avremmo giocato a scacchi. Nel rispondergli di sì non mi sono preoccupato in alcun modo perché la persona che accompagnava me e trainava il carrello camminava un po’ più spedita rispetto a prima, sì, ma sapendo che Freddie doveva partire con sua figlia non ho dato peso più di tanto a quel particolare. Saremmo rientrati al Campus, pranzo e poi giornata come tutte le altre!

Mi pareva impossibile che a portarmi fuori fosse un malintenzionato! Ha addirittura riposizionato il carrello al suo posto legandolo a tutti gli altri e restituendomi la monetina, quale delinquente avrebbe agito così?

L’ho capito solo troppo tardi, quando l’ho sentito allontanarsi di corsa dopo avermi lasciato la spesa davanti ai piedi!

“Freddie!” Nessuno ha risposto al mio richiamo e allora sì, mi sono allarmato e ho urlato aiuto senza che però qualcuno sentisse: ero solo, in panico e pieno di borse ingombranti, nel piazzale di fronte al supermercato.

Questo so, questo è accaduto, forse avrei potuto stare più accorto e non rispondere al telefono ma tutti sono capaci di fare la cosa giusta, col senno di poi; stavolta giuro se è accaduto qualcosa a Freddie per colpa mia non ci sarà qualcuno a salvarmi se mi ammazzo.

Ma qualcosa dovevo fare, non potevo starmene là impalato; in qualche modo sarei tornato al Campus e avrei parlato con Adri!

Faceva caldo, le borse accanto a me erano piene di alimenti deperibili che a breve avrebbero cominciato a puzzare. Potevo solo telefonare al Campus per sentire se qualcuno era disponibile per venirmi a prendere; io, da solo, mai sarei riuscito a trasportare la spesa avendo da gestire anche il mio bastone.

A ricevere la mia richiesta d’aiuto è stato Hunter, lo scorpione; “bravo ragazzo” dice qualcuno, altri lo definiscono “malandrino” forse la verità sta nel mezzo ma alla fine ho accettato di fidarmi. “Sono al supermercato vicino al Papero Offeso, se puoi vienimi a recuperare!” Detto fatto, in pochi minuti Hunter mi aveva raggiunto con l’auto di proprietà del campus, messo le borse in bagagliaio ed eravamo partiti senza farci reciprocamente domande.

Il terzo grado però è arrivato dagli altri appena abbiamo parcheggiato dentro i cancelli del CampusIBUOL! “E Freddie? Perché non è qui? L’avete lasciato da solo al supermercato? Si è sentito male?”

Cosa potevo rispondere, “non ho visto nulla” sarebbe suonata come una presa in giro ma, nel mio caso, purtroppo era la verità e Hunter, dal canto suo, ne sapeva ancora meno. Ho raccontato a tutti, Adri compreso, la faccenda del telefono e basta.


Hunter: Freddie rapito? Ma scherzate?

Quando arriverà l’inverno! Ogni giorno che passa è sempre più duro e io vorrei togliermi definitivamente il tatuaggio con lo scorpione. Ma ovunque sia andato a informarmi per la modifica, hanno sempre detto “no, d’estate no”; nemmeno la mia ex ragazza Kelly Hunter ha voluto, per quanto esperta di tatuaggi sul mio in questa stagione non mette le mani.

Devo sempre coprirmi, malgrado le temperature. Ne ho le palle piene di sentirmi giudicato perché sono uno SCORPIONE! “Guarda che sei uno scorpione anche senza tatuaggio”, mi ha ricordato papà Benjamin; “puoi anche eliminarlo dalla tua pelle ma il segno resta. Ascolta me, accettalo come l’HIV e impara a combattere lo stigma!”

“A me non importa”, mi ha sorriso Antonio Falco; “io non posso vedere il tatuaggio e anche se lo tieni cosa cambia? Gli altri hanno quanti biohazard vogliono ma tu, lo scorpione, sei stato l’unico che ha alzato il culo e mi è venuto a prendere. Conterà pure qualcosa, pensaci!”

Anche mio padre biologico era lì e mi ha abbracciato: “tu hai le spalle coperte, figlio! Sono un avvocato e ti difenderò con ogni mezzo.” Da cosa poi, se non ho fatto niente?

Ora come posso consolare Tatiana, cosa rispondo al mio primo amore adolescenziale che mi piange sulla spalla e teme di aver perso suo padre un’altra volta! “Possiamo solo pregare che non gli sia successo nulla”, le dico: “io e te non crediamo in Dio però un miracolo potrebbe sempre succedere, Freddie lo racconta anche in una sua canzone.”

L’ho stretta forte, davanti agli occhi dei miei tre padri. Anche papà Michael ha trovato alloggio al Campus, dopo giorni all’Hotel Panorama di Bugliano che gli ha prosciugato il portafoglio e sta cercando di integrarsi con tutti noi. A lui Tatiana non piace molto, ma se ne farà una ragione! Io sono adulto e posso affezionarmi a chi voglio.

Dopo il mio viaggio in America insieme a ChaserNucleus tra me e lei i rapporti si stavano incrinando ma forse la vicenda di Freddie poteva farci riconciliare, iniziavo davvero a temere che il profiler e l’agente Turnpike mi avrebbero fatto mandare via, e a quel punto nessuna difesa avrebbe potuto cambiare il mio destino: scorpione sono, e scorpione resto!

Preso da questi pensieri non mi sono accorto subito di Riccardo, il figlio di Floyd Turnpike, entrato con discrezione dalla porta della sala break. “Io al supermercato lavoro”, ci ha detto. “Sono appena tornato e…”

Turnpike padre si è alzato dalla propria sedia e l’ha guardato dritto negli occhi: “Rick, sei fortunato che ho messo una buona parola, per quel lavoro! In che guaio ti sei cacciato?”

“Ho accompagnato io il ragazzo non vedente, Freddie l’aveva piantato in asso per andare via con…”

Con chi? Tutti ci siamo guardati in silenzio, pronti a sentire il peggio. Riccardo è uno dei pochi con cui sono riuscito a legare, parla poco ma quando si esprime lo fa sempre con cognizione di causa.

“La negativa”, ha continuato il ragazzo; “quella che scrive gli articoli. Nessuna resistenza, sono andati via uno a fianco all’altra e sorridevano, perché avrei dovuto fermarli?”

Io mi lamento tanto di mio papà Ben sostenendo che è severo, ma vedere Floyd Turnpike prendere suo figlio per un polso e tirarlo verso di sé mi ha fatto parecchia impressione.

“Riccardo porca puttana! Io ti ho raccomandato al direttore per quel posto di vigilante, e tu permetti a Freddie Mercury di venir portato via dalla giornalista gossip? Stiamo parlando di Tracy Romeo o ho capito male?”

“No”, gli ha risposto Riccardo con un filo di voce. “No, l’altra che scrive… no, non ricordo come si chiama.”

“Io scrivo articoli ma non ho visto Freddie”, è intervenuta Alison. “Si può sapere che cazzo succede?”

Adri si alza in piedi guardandosi intorno: “Ho capito! ChaserGiulia, che adesso qui non c’è! Coincidenza? Riccardo dimmelo alla svelta, è lei?”

Il ragazzo ha solo potuto annuire e rivolgere lo sguardo al profiler: “sì, sì! Ma ve lo ripeto. Sorridevano tutti e due! Forse dobbiamo aspettarci una nuova conversione, altro che sequestro.”

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