Che esista o meno, il diavolo è fra i protagonisti di Halloween e insieme a streghe o vampiri spaventa il mondo intero. Ma quando compare in chat, è difficile capire se è una burla o qualcos’altro.
Di: Alison Grant
Halloween, il diavolo entra in chat
BUGLIANO, 31 ottobre 2021.
“Con la vostra energia positiva placherò la mia sete e voi finalmente sarete utili al mondo.”
Questo è il messaggio, firmato con lo pseudonimo Sa6Ta6Na6, arrivato sugli smartphone di alcuni studenti dell’università IBUOL che hanno deciso di restare anonimi.
Nessuno ha voluto allertare la polizia per il momento; l’ipotesi più accreditata è che ChaserGloria, receptionist della centrale nucleare buglianese, si stia divertendo a confezionare una burla di Halloween. Quale occasione più ghiotta di questa per dare il meglio di sé con le sue leggende e storie di fantasia?
Eppure lei nega, consapevole della propria avversione per l’informatica e la tecnologia in generale. Ancora con un telefono cellulare del 2001, questa ragazza non sa usare WhatsApp né altre applicazioni di messaggistica e noi in redazione ne siamo perfettamente coscienti.
Di parere opposto è invece Raymond Still, scienziato e ricercatore di fama internazionale che da Chicago ha fatto conoscere le proprie scoperte sul virus HIV fin qui a Bugliano, tanto da aver ottenuto un ruolo di docente in IBUOL pur non avendo inizialmente passato l’esame di lingua italiana.
Il professore, infatti, sostiene che i messaggi di Sa6Ta6Na6 non vadano presi alla leggera in quanto il presunto mitomane dissanguatore che negli Stati uniti ha già ucciso rimanendo impunito, sta approfittando di Halloween per passare inosservato e colpire la popolazione buglianese positiva all’HIV.
“Inviterei tutti i positivi buglianesi a rimanere in casa e soprattutto non parlare del proprio status ad amici, famiglia o partner”, ha dichiarato Still senza mezzi termini; “palesare il proprio virus è il modo per finire dritti nelle mani del dissanguatore.”
In redazione ci teniamo a divulgare questa informazione per quanto non crediamo alle parole del docente, ma sapendo che gli resta poco da vivere il dubbio è legittimo: per quale motivo un insegnante colpito da una grave malattia dovrebbe mentire all’università che l’ha accolto? Per dovere di cronaca, informeremo su qualsiasi sviluppo della vicenda.