C’è chi dice: HIV spiegato ai più piccoli #cechidice

Tempo di lettura: 6 minuti

Ideato dallo scrittore per bambini Giorgio Volpe e la counselor Angela Infante, “C’è chi dice” vuole spiegare cosa sia l’HIV ai più piccoli usando una strategia simile alla nostra: far parlare in prima persona il virus.


MONDO REALE: C’è chi dice – Giorgio Volpe

Siamo venuti a conoscenza del progetto “C’è chi dice” a luglio 2021 durante un evento social in cui si ricordavano i 40 anni dal primo caso di AIDS e molto volentieri l’abbiamo sostenuto grazie alla raccolta fondi avviata da Giorgio; il cortometraggio (step iniziale del lavoro) doveva uscire il primo dicembre 2021 in occasione della giornata mondiale contro HIV e AIDS, ma per varie ragioni l’evento è slittato e, finalmente, è andato on line su YouTube il primo febbraio 2022. A seguire, la presentazione scritta dallo stesso Giorgio e il video.


Di Giorgio Volpe, da un’idea di Angela Infante.

C’è chi dice… è un progetto rivolto a bambini dagli otto anni in su con l’obiettivo di parlare di un virus, dell’HIV. Virus del quale, nonostante esista da quarant’anni, si parla ancora troppo poco e spesso in maniera errata.

Parlare di HIV è importante: per sensibilizzare alla prevenzione; per contribuire all’abbattimento dello stigma che grava sulle persone sieropositive; e far sì che questo virus venga annoverato nella grande famiglia dei virus non continuando ad essere la “pecora nera”. Che l’HIV possa essere un virus come tanti. C’è chi dice… vuole parlare di HIV ai più piccoli come quando gli si parla di amicizia, separazione, morte, abbandono, ecc… per far conoscere loro una delle tante realtà che appartiene o che potrebbe appartenere alla nostra vita o a quella delle persone che ci circondano.

In C’è chi dice… il virus HIV parla in prima persona. Si presenta. Spiega al lettore come “funziona” e quanto è importante conoscerlo per non contrarlo. Un testo divulgativo che vuole far empatizzare lo spettatore con quanto narrato. Il virus esiste, è tra noi, ed è nostra responsabilità conoscerlo per non contrarlo, senza però demonizzare lo stesso e le persone sieropositive. Un progetto volto all’inclusione, al rispetto, alla valorizzazione della diversità e alla prevenzione. …

NOTA degli autori

Abbiamo corretto un refuso. La dicitura esatta è “virus HIV”, non “virus dell’HIV”, quello è il suo nome! Per capirci, sarebbe come dire “il ragazzo Giorgio” o “il ragazzo DI Giorgio!” Cambia, ma solo un pochino…

Il video

Questo cortometraggio è solo il primo passo, ma il progetto vorrebbe andare avanti realizzando anche un libro illustrato che includa informazioni sia per i piccoli sia per i genitori. Come sostenerlo è riportato nella descrizione del video ma per correttezza lo condividiamo anche noi:

Paypal: giorgiovolpe1

IBAN: IT11D0308303204000000018456
SWIFT: BLPIIT21XXX
Intestato a:
Associazione Culturale e Compagnia Teatrale Artefice
C’è chi dice – Giorgio Volpe e Angela Infante

Inutile nascondercelo, abbiamo una stima smisurata verso Giorgio Volpe e Angela Infante perché hanno avuto il coraggio di rompere un tabù: finiamola di tenere HIV nascosto ai bambini, quanta sofferenza causa tutto questo? Ci sono piccoli sieropositivi dalla nascita a cui viene raccomandato dagli stessi genitori di non dirlo a nessuno poiché a causa dello stigma questa non viene considerata una malattia come le altre, ma se vogliamo che a lungo termine la situazione cambi occorre sradicare la sierofobia dalle case e dalle scuole finché i bambini son piccoli.

Ma siccome noi di approcciare l’infanzia e adolescenza non siamo capaci, siamo felicissimi e orgogliosi di sapere che qualcuno si metta in gioco per questo. Perché da grande, puoi anche affrontare lo stigma a brutto muso se il carattere te lo consente; ma da piccolo sei indifeso e il carattere te lo devi formare, per cui è meglio che ciò accada rimanendo nella propria comfort zone.

Basta, abbiamo parlato troppo: lasciamo spazio a cHIVeramente lo merita!


BUGLIANO (FANTASIA) – Un nuovo amico

Anche per HIV di Bugliano dopo un grave lutto bisogna ricominciare a vivere, o no?


“HIV, guarda come sei ridotto! Quasi mi sono pentita di averti donato la parola e le emozioni umane perché mi hai deluso, virus non rilevabile e scansa fatiche!”

Mi avesse parlato così in situazione normale, avrei preso quella negativa di AdminElettrona e le avrei svuotato le difese immunitarie entrandole in corpo a tradimento ma dopo la morte di Raymond Still, ho sentito di non avere più una ragione per continuare a vivere.

Anche perché il mio umano, AdminGifter, è dal 27 gennaio che sta spaparanzato a letto senza neanche più suonare il piano, dice che è colpa di Omicron io però gli credo fino a un certo punto. Facile incolpare gli altri virus quando non si ha voglia di muoversi!

“Ancora a piangere quello scienziato? Guarda che anche lui è frutto della fantasia mia e del tuo Untore Genio, cioè, Genitore Uno. Quindi vedi di muoverti che devo presentarti un ospite!”

L’ennesimo allievo o insegnante che lei e il suo amico inventano e poi lasciano nel dimenticatoio? No, grazie, voglio restare solo! Raymond Still non era genitore 1, 2 o 3, io lo chiamavo papà! Del resto era l’unico umano riuscito a farsi amare da un virus come me.

Con la voce abbassata da Omicron, stavolta è il mio ospitante AdminGifter ad incoraggiarmi: “Vai, fidati di lei, se hai bisogno io sono sempre qui.”

La scena che mi si presenta davanti è incredibile: un maschio e una femmina di umano che stringono a sé un piccolo virus molto simile a me, come a volerlo proteggere da una realtà troppo grande per lui. “Giorgio e Angela non sono buglianesi e hanno il test negativo”, mi spiega AdminElettrona; “non puoi interagire con loro ma questo piccolo ti potrà fare compagnia.”

Ah, cioè, mi avete dato un figlio da adottare? Com’è questa storia? Maledizione ai negativi quando vogliono decidere sulla mia esistenza!

“Fidati!” Ancora una volta AdminGifter interviene. “Nessuno è figlio di nessuno, dovete solo conoscervi e imparare uno dall’altro.”

“Io, io…” Il piccolo virus prova a dire qualcosa e mi accorgo subito che cerca l’approvazione dei suoi genitori 1 e 2, intenti a guardare perplessi una pagina Internet con scritto “plusbrothers.net”.

“Io, io sono Mick! E sono nato da una macchia nera in un bosco. Sì. Non so, nessuno mi ha detto, da dove sono arrivato.”

Piccolo mio, va bene così! Certamente abbiamo le stesse origini ma non posso raccontarti la mia storia, la nostra storia, perché ti spaventeresti!

Genitore Giorgio annuisce piano: “Meglio che tu stia calmo, HIV, perché Mick ha bisogno di tempo. Ho alzato io il pollice per autorizzare Elettrona a fartelo incontrare sapendo il periodo che stai passando ma…”

Com’è possibile, Elettrona sta mentendo? Allora anche questi due capiscono la mia lingua! I genitori di Mick sorridono orgogliosi: “Abbiamo il test negativo ma siamo uno scrittore e una counselor, credi forse che non possiamo capire cosa dice un virus? Se Mick parla è merito nostro, e gli abbiamo affidato un compito assai difficile.”

Senza più scrupoli mi rivolgo a Genitore Giorgio: quale impresa è più difficile della lotta contro la sierofobia? Io sono millenni che sto provando a sconfiggerla, ma ultimamente ha deciso di rendermi la vita ancora più faticosa alleandosi coi poteri forti.

“Già, i poteri forti, anche tu vuoi eliminarli! Io devo avvicinarmi piano perché il mio incarico è proteggere i piccoli umani dalla sierofobia dei grandi.”

Un po’ ti invidio Mick, hai la fortuna di rapportarti con creature a cui nessuno ha ancora insegnato a odiare ma la tua missione è mille volte più dura della mia sai! Proteggili, tienili lontani da quella sporcizia anche se gliela vogliono far mangiare i grandi di cui si fidano di più. Hai capito?

Mick mi sorride e lo vedo muoversi come farebbe un cucciolo d’uomo quando lancia una palla. “Sto giocando con gli antivirali, sai, devo stare attento che non si avvicini AIDS.”

Ah, beh, io con quelli litigo! Ogni volta che il mio umano si mette tranquillo a guardare una serie tv loro vogliono stare in mezzo. Hanno sempre bisogno di attenzioni e ormai ho imparato a ignorarli, basta solo che tengano su il muro di casa altrimenti c’è il rischio che altri virus estranei prendano il mio posto… Sì, vero, ora c’è Omicron con lui ma se è entrato è colpa mia perché stavo lì a piangere la morte di papà Ray anziché fare la guardia.

Già è volata via una giornata a forza di chiacchierare e giocare col piccolo mick, adesso anche AdminElettrona è contenta di vedermi nuovamente allegro! “Mi raccomando HIV, insegna al piccolino tutte le strategie… No, no, non sigarette. Strategie ho detto! Tu e la tua mania di spostare le lettere! Non lo portare sulla cattiva strada, Mick è piccolo e se gli succede qualcosa poi i suoi genitori 1 e 2 se la pigliano con me!”

Quanto sono gentili questi umani, i miei genitori e quelli di Mick, ci hanno dato una ragione di vita. Da adesso in poi oltre a difendere il CampusIbuol avrò anche lui da proteggere, tranquillo ragazzino che se un imbecille ti prenderà di mira, lotterò fino alla morte per difenderti. E tu non lasciarti distrarre da me e i miei giochi di lettere, stai sempre in campana perché i piccoli umani hanno bisogno di maggiore delicatezza. Intesi?

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