La genesi del virus

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Quando e perché i virus hanno smesso di amare? Anche fra loro esiste il mito della genesi e una presunta divinità che li ha puniti.


La genesi del virus

Da generazioni ci viene insegnato che noi virus, agli umani, dobbiamo annientare il sistema immunitario fino a ucciderli; i miei antenati e fratelli sostengono che noi non siamo capaci di amare, e dobbiamo impedirlo anche agli altri.

Ma c’era un tempo in cui il mondo era diverso, noi e gli esseri umani andavamo perfettamente d’accordo.

Si stava decisamente bene tanti millenni fa, e ho l’intenzione di ripristinare a ogni costo quelle condizioni; a quel tempo non esistevano confini né limiti e ognuno di noi, uomo o virus che fosse, rispettava qualsiasi creatura.

Andavamo ovunque, ci divertivamo, l’essere umano si riproduceva esattamente come noi: autoreplicandosi.

La morte poi, non era mai vissuta con dolore perché se qualcuno cessava di vivere, grazie a noi virus la sua esistenza continuava nel corpo di un altro.

Una strana voce però si stava diffondendo per tutto l’universo: si raccontava di una misteriosa entità che viveva nascosta in una grotta senza condividere nulla con gli umani, né tanto meno coi virus; si faceva chiamare Sierofobia ma nessuno di noi aveva idea di quale fosse il suo rifugio né quali sembianze avesse.

Il cambiamento

Ricordo ancora oggi la mattina in cui il mondo iniziò a cambiare. Vivevo in simbiosi con un ragazzino umano che io chiamavo L’eroe.

Tra tutti era il mio preferito, mostrava una forza fisica soprannaturale, diceva persino di aver scoperto dove Sierofobia si nascondesse e si vantava di poterla sconfiggere.

Come tutti i giorni lo seguii al fiume dove lui si accinse a lavarsi ma d’improvviso afferrò una pietra e, rivolto lo sguardo verso un albero frondoso, la lanciò. “Vieni, HIV! Oggi uccideremo Sierofobia. Te lo prometto.”

Non c’era motivo di temere con lui, così ci addentrammo in mezzo agli alberi. Le fronde coprivano l’orizzonte e io sentii per la prima volta il peso dell’inquietudine ma l’eroe continuò imperterrito a incoraggiarmi, chiamandomi “HIV”.

Era il primo umano ad avermi affibbiato un nome e forse per questo gli volevo più bene di altri. “Ora mi raccomando”, disse sicuro. “Se mi stai sempre vicino non correrai pericoli”.

Il profumo dei fiori lasciò ben presto il posto a una terribile puzza e solo la simbiosi col ragazzo mi impedì di tornare indietro da solo.

Ma lo spavento fu ancora più grande quando vidi la pietra che aveva lanciato poco prima, posata a terra ai piedi di un enorme masso.

L’odore era insopportabile e io rimasi a guardare l’imponente macigno che ci si stagliava davanti: non era come tutte le altre rocce, la superficie era coperta di minuscoli fori da cui, stranamente, non passava aria ma si riuscivano a udire dei suoni.

“Lo vedi”, mi spiegò il ragazzino. “Questo si chiama Ambiente Inesplorato Del Suono. AIDS, se preferisci. Aiutami a uccidere i puzzoni chiunque siano, ti prego! Secondo me Sierofobia si nasconde qui!”

Quanto vorrei avergli detto di no quella volta, forse il mondo sarebbe ancora ospitale come allora! Invece, condizionato dalla puzza e dai suoni, strinsi con lui un patto: una volta sconfitto il nemico, quel territorio sarebbe stato nostro per sempre!

Rimasi lì a guardare il mio eroe: se ne stava in piedi davanti al masso e non osava avvicinarsi poi, quando cercai di raggiungerlo, mi fermò urlando una frase a me incomprensibile.

Apriti Sesamo!

Cosa significava, dove l’aveva imparata? “Una formula magica”, mi disse. “Io ho dei poteri, ancora non lo sai?”

Non ebbi però il tempo di parlare perché con un rumore sordo e inquietante il macigno iniziò a muoversi lentamente; la formula doveva aver scatenato una forza misteriosa perché da lì sotto non proveniva più alcun suono.

L’umano si spostò per non venir schiacciato e finalmente potemmo vedere l’ingresso di una profonda caverna da cui stranamente non provenivano cattivi odori. Il ragazzo si distese accanto a me, con la testa a pochi centimetri dall’apertura e guardò giù. “Vieni HIV, è ora!”

Scendemmo con cautela, sempre in silenzio col ragazzino che sembrava muoversi a proprio agio in quell’ambiente buio; “devi toccare l’anello, HIV. E l’opportunità è adesso che la grotta è deserta”.

I conti iniziarono a non tornarmi più, l’eroe la sapeva troppo lunga su chiunque vivesse in quel buco!

Proseguimmo ancora per qualche metro fino a ritrovarci in una vera e propria stanza da letto e fu allora che lo vidi: appoggiato su una mensola splendeva un vistoso anello adornato di pietre scintillanti, dall’aspetto molto simile a quella che ostruiva la grotta!

Il ragazzo continuò a incitarmi ma quella luce troppo forte mi abbagliò fino a farmi perdere l’orientamento. “Ora sei tutto per me, virus!” Ghignò lui con voce malevola.

“Credevi di poter toccare il mio anello senza conseguenze?”

Sierofobia era lui, il mio amico più caro, l’umano dal sorriso più dolce e amorevole del mondo. E io che immaginavo avesse tutt’altro aspetto!

“Ti ho lanciato un incantesimo, HIV”, mi disse rivolgendomi un ghigno malevolo. “E per annullarlo devi uccidere più umani possibile”.

Avrei voluto iniziare da lui, ma prima di qualsiasi mia reazione corse di nuovo all’entrata e con un semplice gesto della mano chiuse qualsiasi via d’uscita all’esterno della grotta.

“Non puoi farmi nulla, virus da strapazzo!” esclamò dall’altra parte del macigno. “Io sono Sierofobia. Non sono maschio, né femmina, io sono chiunque e ho il dono dell’immortalità!”

Sentivo ogni suono che provenisse da fuori, e gli urlai di liberarmi ma in risposta lui rise ancora: “Uscire? Certo che puoi, ma vivrai solo nel corpo degli umani! Ora vai, e succhia alle scimmie senza pelo ogni energia vitale; devi colpire le difese nel loro corpo facendoli ammalare e morire come mosche.”

Quindi? Sul serio dovevo ammazzare tutti coloro che ritenevo amici? Chiesi ancora una volta spiegazioni e la perfida creatura mi restituì l’ennesimo sorriso beffardo. “Sappiti regolare nullità; avrai bisogno degli umani da ora in poi quando vorrai replicarti e se non li ammazzerai, ti basterà rimanere pochi secondi esposto all’aria per finire la tua misera esistenza. Vai e colpisci!”

Lo so cosa state pensando, voi umani e virus che leggete; io dovevo dire no, dovevo scappare via appena ha detto Apriti Sesamo, però toccare quell’anello mi incuriosiva troppo e soprattutto mi sono fidato di chi ritenevo un amico!

Da allora ho iniziato a provare una rabbia incontenibile verso gli umani e oltre a ucciderli mi sono divertito a impedire loro di amarsi, esattamente come Sierofobia stava facendo con me; fino a che non ho incontrato due persone meravigliose che mi hanno reso consapevole di poter cambiare idea e tornare quello di sempre… Ma questa è una storia diversa.

Il ricordo della pietra davanti alla grotta invece non è svanito, anzi, mi sembra di rivederla ogni qual volta un umano tira fuori quegli oggetti che chiama CASSE AUDIO. Grandi, piccole, alcune parlano e altre suonano, ma fortunatamente nessuna di loro contiene la stessa trappola di qualche millennio addietro!

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