Chi può essere a mandare inquietanti messaggi anonimi, sotto forma di post-it, alle donne del CampusIBUOL? Positive o negative che siano ogni mattina è la stessa storia. C’è in giro uno stalker?
ChaserGiulia: inquietanti messaggi anonimi
Il primo post-it risale a ferragosto: “Vengo a trovarti, ChaserGiulia. Poi non mi scappi più”.
Uno scherzo di Adri? Questo ho pensato all’inizio; lo conosco fin dalle scuole medie e si è sempre divertito a prendermi in giro in un modo o nell’altro, per quanto io non lo trovassi divertente; eravamo innamorati persi uno dell’altra e stupidamente ci siamo lasciati condizionare dalla reciproca, istintiva, antipatia solo per non ammettere cosa provavamo davvero.
Poteva essere Simone, il mio ex marito, ad avermi raggiunto qui a Bugliano? Se durante l’innamoramento le sorprese erano all’ordine del giorno, lo stesso non si è potuto dire di quando ha iniziato a mostrare la sua natura reale.
L’amore e la dolcezza erano spariti, quando allungava le mani sul mio corpo c’era da aspettarsi una sola reazione e non era certo una carezza o un abbraccio. Ormai, i lividi, non si contavano più!
A questo punto però, ragionando a mente più fredda possibile, ho concluso che le minacce velate via post-it non potevano essere sue: il mio ex era già riuscito a farmi male nel peggiore dei modi portandomi via i figli; che bisogno c’era dei messaggi anonimi?
Chi non ha dimestichezza con la tecnologia qui al CampusIBUOL? Freddie, forse. Ma non ha motivo di scrivere post-it senza firmarsi perché può venirmi a trovare quando vuole.
Adri, a cui ho chiesto aiuto, mi ha suggerito di raccogliere tutti i foglietti in una scatola e consegnarglieli… Così sto facendo, ma evidentemente non sono l’unica a riceverli.
E giusto per mettere alla prova il presunto stalker, ho comprato alla cartoleria di Bugliano dei post-it identici su cui ho scritto: “Vieni a trovarmi quando ti pare”, attaccandoli uno dopo l’altro sulla porta della mia stanza! Adri e l’agente Turnpike mi hanno sconsigliato di lasciare aperta la porta quando vado a letto, ma sono tentata di farlo! Cosa avrei da perdere? Sono negativa, sotto profilassi antivirale, anche fosse il dissanguatore avrà in mano solo il vuoto.
Alison Grant: pensieri in latino
L’inglese americano è la mia madre lingua, ho imparato l’italiano per iscrivermi all’università IBUOL, e a causa di un progetto che sto seguendo mi è toccato anche studiare il russo; ma sul latino non so molto, anzi, direi nulla; anch’io come ChaserGiulia ho trovato i post-it, anzi, ne ho trovati due e per fortuna c’è stato Benjamin Bruckner ad aiutarmi con la traduzione.
Sul primo, si legge:
Omnia mors aequat.
La morte rende tutti uguali.
E il secondo:
Alium silere quod voles, primus sile.
Ciò che vuoi che un altro taccia, tacilo tu per primo.
“Soprattutto il secondo”, mi ha ammonito Ben; “la storia della tua amica scomparsa è nota solo a Turnpike o anche ad altri?”
Benjamin era presente quando ho salutato Rachel durante la grigliata e non ha detto una parola, credevo neanche mi stesse ascoltando concentrato come era a parlare con suo figlio Hunter, Freddie e Tatiana.
“Tu hai il virus tesoro”, mi ha ricordato l’insegnante; “e anch’io. Siamo entrambi portatori del ceppo Biohazard. Vale a dire HIV di Bugliano.”
E allora? Questo dovrebbe essere un pregio! Ben si è alzato e mi ha posato una mano su una spalla, in una carezza quasi paterna che in quel momento ho apprezzato: “Ascoltami, Ali; il nostro virus parla e ne sei consapevole. La frase latina sul tacere le informazioni non è stata messa a caso!”
E guai se il mio HIV non parlasse, a quest’ora chissà dove starebbe il mio giornale e dove sarei io! A meno che stavolta non abbia detto in giro qualcosa di inopportuno su di me.
“No, cara, non è il virus inopportuno; sei tu che non dovevi fare quel nome in Pro Loco! Rachel non esiste più, morta, scomparsa!”
Mi sono asciugata una lacrima e ho provato ancora una volta a far la forte: quindi se un malintenzionato è venuto a sapere tutta la faccenda significa una cosa sola: è uno di noi, positivo col nostro stesso ceppo. Magari uno che non ne è a conoscenza perché non ha mai fatto il test.
Dovremmo cercare chi al Campus non si è mai testato per l’HIV, il profilo dovrebbe essere anche semplice: insegnante o studente con HIV sommerso, e che sa il latino. Mica saranno tanti!
Benjamin si prende il volto fra le mani, pensieroso: “Tempo fa Siria mi ha portato in lavanderia per farmi controllare delle frasi in latino trovate appese alla lavatrice, erano delle citazioni sulla morte ma poi la storia è caduta lì! Chi ne ha parlato più?”
Caduta? Quella storia è viva, e irrisolta! Benjamin, tu sei troppo chiuso nel tuo mondo dei libri; Siria e Antonio Falco hanno tentato di uccidersi e quello è uno dei motivi per cui insieme alla mia partner Eliana avevamo pensato di fare il Segugio Sega e Bugliano Cold, che adesso è in mano al nostro virus.
Salvo Mondo: perizia calligrafica?
Qui non ho idea ma giù a Bugliano Siculo dove ho lavorato per trent’anni, siamo abituati a fare una perizia calligrafica di ogni foglio o biglietto che si ritenga contenere minacce o indizi per risolvere un caso; in questa università super tecnologica forse questa prassi è stata superata?
La giornalista americana Alison Grant, dopo l’immancabile selfie con me, ha chiesto il mio parere sui bigliettini arrivati a lei e alle sue amiche e io mi sono limitato a leggerli uno a uno: non sembrano minacce di morte, piuttosto sono citazioni da chi probabilmente è scarso in latino e vuole copiare le frasi celebri per farsi vedere bravo.
“Sono uguali a quelle trovate sulla lavatrice”, ha sottolineato il professor Bruckner; “se lei dottor Mondo sa dirci qualcosa gliene saremmo tutti grati.”
Difficilmente perdo la pazienza, ma quando succede non le mando a dire! “Sentite”, mi arrabbio con tutto il gruppo. “Io sono venuto qui per dare giustizia a Valentino, il povero ragazzo macellato come un maiale. Si può sapere che minchia c’entrate voi? E in che modo sono collegati questi post-it?”
“Per questo!” La ragazza coi capelli lunghi e scuri, che non ho capito se è Tatiana o Bulsara, si è alzata in piedi e mi ha fatto vedere un diario chiuso a chiave; sulla copertina la faccia di un ragazzo sorridente e la scritta “PozVale”.
“Dottor Mondo non sono sicura di parlare con la persona giusta”, insiste lei; “ma se le altre mie colleghe hanno trovato bigliettini sotto la porta, questo diario stava proprio davanti ai miei piedi stamattina appena sono uscita dalla stanza per andare a far colazione. PozVale era il soprannome di Valentino!”
Maledetto me, ci vuole l’attrezzatura da scassinatore che avevo giù in Sicilia. Questo va aperto, se davvero apparteneva al povero ragazzo deceduto. Ma prima voglio sapere cosa significa poz!