Maurizio Tarocchi 06: la squadra

Tempo di lettura: 14 minuti

Maurizio Tarocchi, Adriano “Adri” La Scala e Alex “Undet” Spada sono costretti giocoforza a lavorare insieme in squadra perché una persona che Maurizio ama, sembra davvero in serio pericolo.

Ma anche Adri ha ragione di temere per qualcuno a lui molto, molto caro…


Maurizio Tarocchi 06: la squadra

“Che schifo”, gridò Maurizio alzandosi nuovamente dalla poltrona su cui era seduto, ancora con la lettera e la foto del giovane Leonardo fra le dita; “se il mio Leo si è invischiato in una faccenda di fr…”

“Basta così”, lo interruppe Adri; “per me hai già detto troppo!” E gli fece strada verso la porta d’uscita.

“Sei una grande delusione, Tarocchi! Pur di averti nella mia squadra ho sorvolato sulla tua condizione di HIV negativo, ma visto come ragioni ti manderei volentieri in Sicilia a calci nel culo!”

“Ehi, voi due”, intervenne Undet. “Datevi una regolata! Adri sa che non condivido la faccenda dell’HIV ma qui si va ben oltre. Con l’omofobia, anch’io non transigo in alcun modo!”


La prigione di Leo

Nella periferia di Bugliano, in un casolare abbandonato, un grande tabellone elettronico mostrava un lento ma inesorabile conto alla rovescia: meno 8 giorni e 19 ore.

Leonardo camminava avanti e indietro per quella baracca sudicia, prigioniero di un collare che grazie a un lucchetto lo assicurava a una lunga catena fissata al muro e si chinò verso una ciotola quasi vuota, rassegnandosi per l’ennesima volta a un pasto non certo fra i più gustosi.

Si sedette in un angolo e sollevò due assi di legno rivelando un nascondiglio che solo lui conosceva ma non ebbe il tempo di infilarci le mani perché la serratura scattò, costringendolo a chiudere tutto e fingere di apprezzare il cibo che gli era stato offerto.

“Allora hai visto? Il tempo passa e tu non sei abbastanza energico!” Gli disse un uomo mascherato da Dracula, spalancando bruscamente la porta. “Ormai manca poco più di una settimana alla cerimonia e per questo ho deciso di cambiarti il menu. Da oggi i croccantini iper-calorici!”

Il ragazzo alzò lo sguardo verso il timer attaccato al muro, unico segno di vita in quell’angusto spazio privo di corrente, e si schiarì la gola.

Nell’angolo in alto a destra del display era disegnata una batteria stilizzata carica al 50% e Leo si attaccò all’unica speranza di fermare il tempo: la possibilità che la pila arrivasse a zero. Forse così il rapitore avrebbe potuto cambiare i suoi piani?

“Sì sì, ma io vorrei… Almeno un panino! Basta con questa merda!”

“Niente ma, stupido cane! Chi ti ha autorizzato a protestare?” Urlò l’altro, tirando la catena legata al collare. “Sono venuto a pulire tutte le tue sporcizie e sei fortunato che mi serve la tua energia, se no lasciarti morire di fame sarebbe un attimo!”

Con passo deciso, il malvivente trascinò nel casolare un secchio, uno straccio e una borsa piena di crocchette poi, spinto il ragazzo contro il muro con un calcio, si accinse a spazzare.

Carponi sulle assi di legno, il rapitore spostò la ciotola del cibo e dell’acqua per pulire le fessure tra le tavole, ma accortosi che nessun residuo era rimasto lì sotto, riempì le scodelle e le rimise al loro posto; per accertarsi ancora di più annusò le fessure poi annuì soddisfatto:

“Bravo, bravissimo, vedo che hai imparato a tenere pulito anche da solo!” Il criminale accarezzò la sua vittima sulla testa e l’altro si lasciò fare, con lo sguardo puntato al tabellone che continuava a scandire minuti e secondi all’indietro. “Meno male”, pensò Leo; “sta imparando a fidarsi di me!”

Il sequestratore fece per andarsene ma vedendo che l’ostaggio odorava i croccantini con palese disgusto, si girò nuovamente in sua direzione.

“Allora proprio non vuoi dirmi dov’è lui? Che Dio ti punisca, come ha fatto col depravato di Freddie Mercury!”

“Freddie? Tu nemmeno devi nominarlo! La persona che cerchi è morta, te l’ho già detto.”

“Come se io me la bevessi, straccione terrorista! Poi cosa ne sai di quel che voglio io, fai il tuo dovere e taci!” L’uomo mascherato gli assestò uno schiaffo in pieno volto e spinse fuori il secchio stracolmo di sporcizia. “Ti do tempo fino a domani a mezzogiorno per dirmi la verità, perché se lo becco prima io ti legherò mani e piedi mentre lo brucerò vivo a fuoco molto, molto lento, davanti ai tuoi occhi. E non pensare di fregarmi, sappi che voi due sarete morti in ogni caso.”

Dracula se ne andò sbattendo la porta e il giovane prigioniero, rimasto solo, poté finalmente alzare l’asse di legno. Nella nicchia era nascosto un telefono e Leonardo inviò un messaggio, rassicurato dalla batteria carica all’80%!

“Non preoccuparti”, sussurrò dando uno struggente bacio alla fotografia visualizzata sullo schermo. “I cowboy non mollano e noi ci rialzeremo anche stavolta, come sempre.”


I dubbi di Maurizio

Undet aveva iniziato una conversazione in chat, ma accortosi che Maurizio si era alzato per andarsene, gli si avvicinò intenzionato a fermarlo.

“Ehi, non scherzare! Tu non ti muovi da qui! Devi aiutarci se vuoi salvare Leonardo, è più importante la sua sorte o le tue paranoie sull’HIV?”

“La verità è che temo…” Tarocchi fissò di nuovo il medaglione al collo di Adri, che gli sorrise accondiscendente. “Temo di scoprire cose poco piacevoli sulle persone che amo.”

“Mai come quello che ho capito io dalle parole di Leo”, il profiler cercò di confidarsi col suo nuovo compagno di squadra. “Sono anch’io sconvolto come te, credimi!”

“E perché! Fammi capire. Hai detto di aver visto Leonardo in un Selfie assieme a una persona a cui volevi bene, giusto Adri?”

“Sì, certo, Elias, il mio prediletto! Fino a oggi credevo se ne fosse andato volontariamente perché mi aveva scritto di non cercarlo più, ma se sapevo che lui e il suo ragazzo stavano nei guai, forse avrei potuto proteggere entrambi.”

“Beh, a vederli in fotografia mi sembravano persone adulte”, puntualizzò Maurizio. “Ognuno fa le proprie scelte e se ne assume le responsabilità. Ma che tu sappia, il tuo ragazzo preferito aveva contatti con qualcuno a Oziarium?”

Il profiler iniziò a digitare febbrilmente sul computer finché trovò ciò che cercava:  una pagina Internet, dove appariva in primo piano la foto di due ragazzi intenti a passeggiare abbracciati lungo una spiaggia.

“Una decina di anni fa ero in Sicilia in vacanza e ho conosciuto Eli, lavorava come bagnino e all’inizio neanche mi guardava perché si era invaghito di un altro.”

“Minchia, quello insieme al tuo amichetto si chiama Angelino Amico! Lo conosco da quando era un bambino, è sempre stato un vero grattacapo per tutti. Furti e rapine erano il suo pane quotidiano!”

Adri accarezzò con lo sguardo la foto dei ragazzi e non nascose più la propria tenerezza per loro.

“Conoscevo bene il suo passato, ma ora il suo nome è Roger, ed è un bravissimo ragazzo. Quanto erano carini all’epoca, innocenti e ancora HIV negativi tutti e due!”

Maurizio continuò a osservare con insistenza la foto sullo schermo del computer, palesemente a disagio. “Angelo è il figlio della mia governante, sì, prima che stessi male è stata sua madre a darmi la lettera di Leo. Se Leonardo e…Roger, insomma Angelo… fossero in contatto?”

“Non credo”, replicò Adri scuotendo il capo; “Roger non potrà aiutarci perché quando il mio Eli è sparito, era diverso tempo che loro due avevano chiuso ogni rapporto. Figurati se può conoscere Leo! Ho i miei dubbi.”

Ancora intento a mandare messaggi, Undet si girò scocciato verso Maurizio che continuava a lanciargli occhiate di rimprovero; “inutile che mi guardi così”, gli disse. “Doveva essere qui anche Rocco Vitale ma il coglione ci ha tirato pacco è inutile che lo aspettiamo!”

“Niente Rocco Tarocco e Undet”, li prese in giro Adri; “siamo solo noi tre e ci accontenteremo! Quel cialtrone di Brian prima o poi se la vedrà con me.”

“Brian, Roger”, sussurrò l’ex commissario di Oziarium tenendosi la testa con le mani; pare una setta questa dove vi cambiate i nomi e non mi piace affatto…”

“Ammetto che secondo me esiste davvero un culto del male”, intervenne Adri; “perché quando parlo di Elias, Roger cambia ogni volta discorso ma escludo possa essere stato lui a uccidermelo. Ormai ha chiuso col crimine! Dammi retta!”

Un sorriso amaro si disegnò sulle labbra di Mauri che prese di nuovo in mano la foto allegata alla lettera di Leo: il ragazzo da lui tanto amato era abbracciato al compagno con una spiaggia sullo sfondo, ma non si vedeva altro! “Qualcosa non mi torna, Adriano perdonami. Se Angelo, cioè Roger, mi ha inviato questa lettera vuol dire che lui conosceva Leonardo in qualche modo!”

“Non ne ho idea! So solo che negli ultimi mesi è tormentato come se avesse un tarlo che lo consuma dall’interno. Non sorride più, è nervoso, scostante… Un simile cambiamento non è da Roger, credimi!”

I ricordi cominciarono di nuovo a invadere la mente di Maurizio, costringendolo a rimanere in silenzio a contemplare l’immagine di un Angelo che non riconosceva più: il piccolo furfantello diventato un delinquente sempre dentro e fuori dal carcere, in quella foto abbracciato a Elias sembrava il ritratto della fragilità, un bambino che si era perso troppo presto.

“Tarocchi, so perfettamente quanto ami Leonardo; e su Angelo neanche parliamo, hai rivoluzionato mezzo pianeta per cercare di tenerlo fuori dall’illegalità! Quante promesse vane ti ha fatto?”

“Troppe, Adriano. Ho impiegato una vita a fargli metter la testa a posto e non mi ha mai dato retta fino in fondo, però gli voglio comunque un gran bene.”

“Cosa posso dirti! Se le ha combinate, gli è andata sempre liscia fino adesso ma da quanto so, ha sempre rigato dritto e sono fiero di lui.”

“Fosse davvero così, tu hai vinto dove io ho portato a casa tanti fallimenti; però a quale prezzo se è diventato sieropositivo?”

“Quello che mi chiedo anch’io”, rispose Undet. “Sto qui a fare di tutto per curarmi e non trasmettere il virus ad altri e questa faccia di cazzo che abbiamo a fianco invece tiene traccia delle sue conquiste e se ne vanta pure. Forza playboy, mostragli la collezione di foto!”

Le conquiste

Adri non se lo fece ripetere e colse l’occasione per proiettare sul grande schermo del computer, le foto delle sue conquiste col numero progressivo e la data; uomini e donne, più o meno giovani, erano immortalati con un sorriso trionfante verso l’obiettivo e un test positivo HIV in mano.

“Qualcosa che ho già visto”, sospirò Tarocchi; “sì, i tuoi amici e i loro esami… sei un serial killer, agente La Scala! Prima o poi qualcuno ti fa fuori.”

“Lo vedi Tarocchi? Ormai è uscito di testa, sociopatico e megalomane, altro che profiler.”

“Ma smettetela, certo che siete pallosi! Nessuno di loro è stato obbligato, hanno tutti deciso autonomamente cosa fare della propria esistenza. Poi tu, Undet, potresti denunciarmi quando ti pare ma perché non l’hai ancora fatto?”

“Mi ritieni proprio così stronzo? Io prima di mettere nei guai un amico ci penserei due volte, in fondo spero sempre che la tua sia tutta una messa in scena.”

“Undet, inutile che ti prendi in giro da solo”, gli fece notare il profiler. “Sei diventato paonazzo e guardi da un’altra parte, invidioso! Ma c’è qualcos’altro alla faccia tua e del commissario più celebre al mondo: oltre a essere consenziente e consapevole come tutti gli altri, Roger mi è talmente grato per averlo accolto nella mia famiglia, che mi chiama Freddie come fossi il leader dei Queen in persona!”

“E John Deacon, chi è?” Domandò Maurizio, sarcastico. “Il tuo collega Spada, o Undet come lo chiami?”

“Ehi, calma, ti pare il caso di fare ironia sul nostro conto? Sei diventato famoso lottando contro la criminalità organizzata, ma le persone a cui tieni si sono allontanate. Angelo, Lidia, e adesso se perdi Leonardo la colpa è solo tua!”

Colpito suo malgrado da quell’affronto, l’ex commissario trattenne il fiato e iniziò a tamburellare con le dita stringendo i denti per non reagire nuovamente male ma dopo qualche minuto di silenzio, posò ancora lo sguardo sullo schermo del computer provando a navigare fra le immagini dallo smartphone del collega.

“Perdonami Maurizio ma non capisco, perché stai scorrendo all’indietro? Quanto sei imbranato con la tecnologia! Mi hai pure fatto perdere una notifica, maledizione!”

“Nessuna incapacità amico, ho visto che Angelo ha il numero 80 e ora sto guardando proprio il 15. Mi spieghi cosa significano le date?”

“Segno su questo album la conferma di ogni test HIV risultato positivo grazie a me; ma perché lo vuoi sapere?”

“Fossi in te lo arresterei: deve arrivare a cento o uccidere qualcuno? Ammesso che il morto non ci sia già scappato!”

Sempre più in difficoltà ad accettare le attività dell’amico, anche Undet continuò a osservare il volto della ragazza numero 15, sorridente e con un ciondolo a forma di chiave appeso al collo. “Oh dio”, sospirò Undet; “questa è una ragazza che è morta, sì, e anche in modo atroce. Povera Stefania!”

“Purtroppo sì, ma lasciatela riposare in pace! Undet, Mauri, cosa volete dalla mia povera piccola?”

“No no no no”, Tarocchi scosse il capo, deciso. “la data non corrisponde. Il mio amico Davide Passero ha fatto il test HIV molto, molto prima del giorno scritto qui, ed è risultato negativo. Ma se ottieni il tatuaggio o stemma dopo la … Come la chiami? Trasmissione? I conti non tornano affatto.”

“Già, Maurizio. Lei si è fatta il disegno malgrado fosse negativa, ho provato a dissuaderla ma non c’è stato verso e secondo me stava pianificando qualcosa di pericoloso. L’avessi spinta a confidarsi di più con me, forse non saremmo qui a piangerla.”

“Basta col senno di poi! Tutti ci comporteremmo in modo diverso, a posteriori. Ma dopo cos’è successo? Vi siete rivisti? Quando? Quanto?”

Era evidente che stava tornando il vecchio commissario Tarocchi in tutto il suo splendore; lui, se dubitava su un qualunque evento, era privo di tatto e prendeva gusto a scavare nell’intimità di chiunque: malviventi, colleghi, amici o fidanzata dovevano sputare l’osso anche a costo di subire le peggiori umiliazioni.

“Certo che l’ho incontrata ancora”, Adri non ne poteva più di sentirsi trattare come un criminale. “con la positività finta è andata avanti per un po’, finché le è venuta la febbre della conversione ed è risultata positiva davvero, sono stato ben disposto ad accertarmi che fossi stato io.”

“E come ha reagito, immagino lo shock! Recitare è un conto ma quando ti ammali realmente…”

“Che dici, Tarocchi? Si è anche fatta il selfie con la data e me l’ha mandato! Era felicissima, anche se dopo poche settimane non l’ho sentita più.”

Undet si era alzato e, nervoso, camminava per la stanza con le mani strette ai fianchi; quello era troppo, anche per lui, abituato a vedere le peggiori scene del crimine nonostante la giovane età.

“Adri, possibile? Pretendi di trasmettere una malattia a qualcuno e che questi poi ti venga anche a ringraziare; qui se non ti regoli puoi finire male, e se non accetti i consigli da Mauri almeno dai retta a me!”

“Voi non riuscite a capire quanto io e i miei discendenti virali siamo uniti, è un legame che supera anche la morte. E vale lo stesso per Undet perché seppure non l’ho convertito io, nessuno ci porterà via il virus che condividiamo.”

“Trovo le tue storie a loro modo affascinanti, Adriano, ma forse ha ragione il tuo amico Spada: ti dovresti dare una calmata! Comunque io ho una convinzione…”

“Innanzitutto la mia vita relazionale non è affar tuo, Maurizio. Ma ti sei fatto un’idea su Stefania, ho capito bene? Cioè, su Jenny. Io la ho sempre chiamata così.”

“Esatto, sul perché lei si fingesse HIV positiva: Il mio amico Davide Passero è solo uno dei tanti uomini che si sposano per poi tradire la moglie a ogni occasione. Forse voleva dargli una lezione sui rischi di quest’abitudine? Conoscendolo non penso che lui avrebbe mai accettato di entrare in una famiglia, chiamiamola così, come la vostra.”

“Interessante, non ci avevo mai pensato! Ma ora mi serve il vostro aiuto. L’ho lasciata sola quando aveva più bisogno di me, tutto per rispetto dei suoi spazi, cerchiamo almeno di capire cosa le è accaduto davvero!”

Adri, determinato, aprì immediatamente il contatto di Stefania ed evidenziò l’ultima chat risalente a molto tempo prima:

“Gifter, sono in ospedale ma quando uscirò voglio vederti. Ti devo parlare di una cosa importante. Tua Jenny.” Subito dopo, un secondo messaggio conteneva un’affermazione apparentemente priva di senso: “Poveretto, l’hanno battezzato con l’acqua del polpo”.

“Tarocchi, senti. Tu sei uomo di mare”, suggerì Undet. “Ci sono proverbi riferiti alla cottura del pesce nella tua Sicilia? Se capiamo il modo di dire, forse inquadreremo a chi si stava riferendo la ragazza!”

“Puppu!” Esclamò Maurizio, senza esitazione. “Non è un proverbio ma un termine che in alcune zone della Sicilia vuol dire polpo, una volta però si usava anche come dispregiativo di gay. Forse lei ce l’aveva con Adriano?”

“Con me? Lo escludo nella maniera più assoluta! Non ho dato peso al messaggio quando me l’ha inviato, perché a fare cilecca decisamente non sono mai stato io.”

“Allora perché diavolo ti ha scritto una cosa del genere! Sembra quasi volesse fartelo sapere, metterti in guardia.”

“E chi lo sa? Io però lascerei perdere, indagare sulla sessualità di una persona morta è segno che stiamo a un punto di non ritorno.”

“Hai tutte le ragioni Adri, ma nei casi di morte sospetta bisogna investigare in qualunque direzione. Dopo quei messaggi sei riuscito a incontrarla, o è deceduta prima?”

Maurizio, ormai, era coinvolto suo malgrado ma per i suoi gusti quella conversazione stava prendendo una piega decisamente imbarazzante.

“Purtroppo no! Dopo alcune settimane di silenzio, un giorno il telefono mi ha squillato e ho visto il suo numero sul display ma era un infermiere col cellulare di lei, che mi ha dato la notizia della sua morte per AIDS, alla quale però credo fino a un certo punto.”

“Mi spiace sinceramente”, tentò di consolarlo l’ex commissario. “Non sono in grado di capire il rapporto che unisce i membri del vostro gruppo ma posso intuire che sia qualcosa di molto, molto intenso e per quanto possa servire rispetto il tuo dolore.”

“Aspettate un attimo”, Undet tornò a sedersi accanto al profiler. “Fingiamo di accettare i deliri del nostro collega sulla famiglia e il virus. E se invece i rancori fossero legati ad altro?”

“Secondo me è andata così”, Maurizio era entrato in modalità “intuizione geniale” e sul tavolino di fronte a sé iniziò a usare il dito per simulare la scrittura con la penna. “Tu hai voluto contagiare la povera Stefania a sua insaputa per punirla del fatto che ha fatto finta, ti sei sentito preso in giro, poi avete litigato… e…”

Adri intrecciò le mani e allungò i pollici insieme agli indici come se stringesse una pistola, poi li puntò verso i colleghi: “consenziente Jenny, consenziente Elias, e Roger, Lidia, e tutti! Io… Io e loro siamo legati! Oltre la morte! Nessuno ce lo può portare via, neanche tu.”

“Dunque l’HIV è una specie di garanzia”, cercò di ragionare Maurizio con lo sforzo immane di mantenere la calma. “Dove sei passato la tua traccia rimane per sempre e nessuno può cancellarla, all’apparenza è un mondo interessante ma in realtà sei più disgustoso di un cane che piscia sulle colonne!”

“Ehi vecchio commissario da due soldi! La tua fama mondiale non ti dà il diritto di offendermi hai capito? Aiutami col caso, piuttosto.”

“Quale caso, agente La Scala, quale! Caos, semmai. O al massimo casino. Io sono in pensione e sto qui solo perché l’avete voluto voi ma a quest’ora dovrei essere a Rio De Janeiro con Lidia.”

“Certo, certo, peccato che lei invece della vostra vacanza ha preferito venire a casa mia!” Lo prese in giro il profiler. “Ascolta bene, genio dell’investigazione: Jenny, o Stefania se preferisci, è morta non si sa bene come, il ragazzo di Leo è stato ammazzato in un conflitto a fuoco, Roger e Rocco Vitale mi tengono il muso senza motivo, e sono tutti miei discendenti virali. Hai ancora il coraggio di chiamarle coincidenze?”

Tarocchi fece un salto sulla poltrona e chiese al profiler di ripetergli l’ultima frase: sì, anche il suo fidato collega Rocco, che aveva preso il suo posto in commissariato a Oziarium, era positivo. Ecco perché l’abbraccio appassionato fra lui e Adri, e il nome “tocco virale”! Nell’album di foto, Vitale era il numero 10.

“Tu cosa dici?” Domandò Mauri, scocciato. “Pensi che se Elias e Angelo erano legati, lo fossero anche alla povera Stefania? Faccio molta fatica a crederci!”

“Sì, hai capito bene, sono tutti fratelli di virus. Apprendere che ha convertito qualcuno mi ha reso fiero di Elias, era finalmente diventato un gifter e non s’è tirato indietro quando ha dovuto aiutare il proprio chaser, che però io conoscevo solo di nome: Leo Mussi.”

“Perdonalo”, Undet sorrise ai termini tecnici usati dall’amico. “Gifter se dai il virus, chaser se lo chiedi. Io però parlo come mangio e dico che entrambi sono matti da legare.”

Di nuovo Adriano sfoggiò il medaglione col segno di rischio biologico e la scritta “Gifter Adri” in caratteri dorati, chiamando “invidioso” Undet ancora una volta per punzecchiarlo.

“Continuiamo”, li pregò Mauri; “casomai prendetevi per il culo in mia assenza… Ma se il vostro è un legame così forte, perché il tuo amichetto, insomma Elias, non ti ha presentato la persona che amava?”

“Mi parlava di Leo come un semplice corrispondente di chat, e invece… Vedi Mauri, i chaser sono come i figli. Li perdi di vista un attimo e ti trovi con qualche decina di nipoti virali senza neanche rendertene conto.”

“Mah, ti sarà rimasto qualcosa di lui, virus a parte? Mi pare impossibile negli anni 2000 sparire così, senza una minima traccia!”

“La cassa, Adri”, propose Undet. “Non mi hai mai voluto rivelare cosa ci fosse in quel baule enorme che anni fa abbiamo portato in soffitta a spalla io e te. Quando ancora ero negativo, ricordi?”

“Certo, però neanch’io so cosa c’è dentro! Anzi se Eli è morto per salvare Leo in una sparatoria legata al traffico di armi o droga, avete idea in che guaio mi può aver cacciato?”

“Escludo ci siano armi, Adriano; l’unica operazione con un traffico di fucili da guerra era stata sventata dai miei colleghi dell’antiterrorismo. Loro hanno preso in custodia tre uomini di cui, sì, uno è morto e l’ho identificato io in Leo.”

“Avevo sentito sui telegiornali, confermo. Ma adesso perdonami se ti spingo a ricordare un evento doloroso: La storia della camicia per identificare il corpo di Leonardo è una notizia vera?”

Altro che doloroso, Mauri si portò le mani al ventre in una improvvisa fitta: erano stati lui e Lidia a identificare il cadavere, quasi per caso! Una camicia insanguinata e un volto sfigurato in cui sarebbe stato faticoso prendere anche le impronte dentali.

“Probabilmente è una sensazione, ma non riesco a credere alla morte del mio Eli. In cuor mio spero ancora di sentirlo in chat, al telefono o bussare alla porta! Fosse per me riesumerei quel corpo.”

“Impossibile Adriano, purtroppo è stato cremato e la mamma adottiva di Leo ha sparso le ceneri in mare. Mi dispiace molto! Ma cosa vorresti insinuare?”

“Mi sembra davvero strano che Elias abbia accettato di farsi coinvolgere dalla mafia, non rinunciava alla propria onestà nemmeno se gliel’avessi chiesto io.”

Tarocchi si alzò in piedi, diretto verso la porta d’uscita: “Perfetto, l’unica maniera per capire cosa contiene, è aprire questa cassa; è ancora qui, dove sta?”

“In soffitta, ma è pesantissima! Bisogna che la portiamo giù, magari in tre ce la facciamo. Alzate il culo tutti, avanti!”

Alzandosi, Undet fece caso al telefono di Adri che da qualche minuto lampeggiava con una nuova notifica. Una bustina illuminava lo schermo, segno inequivocabile di un nuovo messaggio.

“Perché lo ignori, playboy? Se fosse qualcosa di importante? Se Rocco Tarocco avesse deciso di raggiungerci?”

“Sarà la compagnia telefonica coi soliti sondaggi”, pensò il profiler ma si rassegnò ad aprire quel banner insistente, e la sua espressione cambiò di colpo quando riconobbe il numero sul display: “Per 8 giorni nulla accadrà, ma il tempo passa velocemente.”

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