Prove tecniche di Fediverso

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In rete nell’ultimo periodo si sente una parola nuova: Fediverso. Uno dei troppi neologismi che nascono e muoiono per stravolgere “la santa madre lingua ITAGLIANA”? Non è esattamente così, il fediverso è una realtà che potrebbe darci grandi soddisfazioni e, appassionati di tecnologia quali siamo, vogliamo cercare di sperimentare come funziona.


Fediverso e baccalà

All’inizio ci pareva una traduzione grossolana come “stoccafisso” da “stokkfisk” o “cingomma” da “chewing-gum” perché in francese “fatto di cronaca” si dice “fait divers”, allora avendo sentito il nome fediverso o il corrispettivo inglese “fediverse” in un contesto relativo alle notizie, per assonanza abbiamo creduto fosse un gruppo rivolto a chi ama le storie di cronaca nera facendoci per primi noi la figura dei merluzzi.

In seguito, avendo sentito altri parlarne come un “nuovo social network libero”, abbiamo pure pensato che il nome si riferisse a un servizio legato alle cosiddette “diversità” e ci siamo incuriositi di più pur guadagnandoci la seconda figura da stoccafissi con la domanda geniale del secolo: “ma è un social network dove persone migranti, LGBT e con disabilità denunciano le discriminazioni nei propri confronti?”

Abbiamo perfino temuto che una cosa del genere rischiasse di isolarci più di quanto possano già fare parecchie persone, salvo poi renderci conto che la realtà è opposta.

Social network centralizzato vs. federato

Il termine fediverso deriva da “federated universe”, universo federato e la sua invenzione risale a parecchi anni fa; tuttavia una maggiore coscienza verso le problematiche dei social network commerciali, fa sì che molte persone in rete cerchino giustamente un modo alternativo di confrontarsi.

I tradizionali social network sono fondati su piattaforme chiuse nelle quali ognuno si iscrive e dipende dalle politiche del network, sempre più affidate a sistemi automatici che mostrano o nascondono un contenuto in base al numero di apprezzamenti, seguaci, iscritti paganti.

In più non dialogano fra loro, causando rilevanti disagi pratici a creatori e seguaci: se Il Mondo Positivo è sulla rete di WordPress, Facebook, Tumblr, noi dobbiamo occuparci di tre social network ognuno coi propri lettori cercando anche se possibile di fornire un contenuto diverso per ciascuna pagina, in modo da invogliare l’iscrizione a tutte e tre.

Dopo, se volete, chiedeteci pure una fetta di culo. Non abbiamo problemi a dire, in tutta sincerità, che questo approccio inizia a pesarci e stiamo già lasciando attivo solo WordPress (su cui gira questo sito) come rete principale mantenendo gli altri due aperti, ma con sempre meno attenzioni da parte nostra.

Per non parlare degli odiatori lasciati liberi di circolare sulle reti commerciali e le segnalazioni a raffica di profili innocui, dopo che un alto numero di persone ha voluto così, o perché una parola non è gradita all’algoritmo di turno. Nessuna possibilità di interfacciarsi coi moderatori, un’assistenza sempre più automatica e spersonalizzata, i nostri dati personali che finiscono venduti al miglior offerente e messaggi pubblicitari indesiderati, definiti però “annunci pertinenti” dal Meta o Twitter che sia.

Occhiali da vista pubblicizzati sul profilo di una persona non vedente è solo l’ultima delle apparizioni ma potremmo scriverci un libro.

Al contrario, i social network “federati” si fondano sulle interazioni reali fra utenti ma soprattutto, oltre a essere sviluppati con software libero e open source, girano su server indipendenti uno dall’altro che però dialogano tutti fra loro; in teoria, anche noi potremmo montare un server del fediverso ognuno a casa propria e chiamarlo “solo-positivi” e “solo-negativi” da cui potremmo dialogare con utenti di altre piattaforme federate mantenendo le nostre regole per chi viene dentro casa nostra.

In pratica però, siamo senza competenze tecniche e non siamo in grado di spingerci fino a quel punto allora ci accontentiamo di esplorare quello che già esiste, interagendo dove possibile.

Cos’è, in realtà, questo fediverso?

Per spiegare bene cosa sia il Fediverso dovremmo usare un sacco di paroloni ma siccome facciamo già fatica a capirlo così, proviamo senza.

Abbiamo detto: server indipendenti, ma in “TENNICO” si chiamano ISTANZE; per paragonarlo a qualcosa che già conosciamo, avere un account sul Fediverso è come possedere un numero di telefono. Non importa se sia Tim, Vodafone, WindTre o chissà chi altro. Con quel numero possiamo chiamare gli altri telefoni e loro possono contattare noi.

Eppure il mondo della telefonia mobile non è tutto così: paradossalmente, se con le chiamate telefoniche nei decenni la comunicazione è rimasta possibile per tutti e con tutti, per i messaggi no.

Gli SMS funzionerebbero ancora in questo modo ma sono stati soppiantati da servizi di chat chiusa. Chi ha WhatsApp non può contattare gli utilizzatori di Telegram e viceversa, esempi delle più note e ce ne sono ancora, ogni app ha le sue peculiarità benché negli anni nessuno si sia mai azzardato a implementare la base. L’interoperabilità (parolone!)

Il fediverso quindi prova a essere interattivo e interoperativo. Ad esempio, se abbiamo un profilo sulla rete Mastodon possiamo seguire qualcuno e farci seguire su una istanza dello stesso. Ma se uno è iscritto con un account su Friendica, altro servizio del Fediverso, lui può cercare noi usando il nostro nome di Mastodon, e seguirci dal suo social network preferito senza dover per forza iscriversi a quello dove siamo noi.

Si può accedere a Friendica con la stessa password di Mastodon, o viceversa? No, esattamente come non si può entrare nell’area personale di Vodafone se si ha un numero Iliad. Però i due se si telefonano si parlano regolarmente senza far caso all’operatore.

Ovviamente cambiano i servizi che ciascuno dà, con l’esempio dei telefoni e con le piattaforme del Fediverso. Nei fornitori di telefonia l’operatore può decidere i costi, nel fediverso i moderatori stabiliscono le regole e anche i servizi messi a disposizione.

Un networking più umano

I social network federati sono gestiti da moderatori in persona, e il fatto di essere indipendenti consente un maggior controllo sia da parte del fornitore sia del fruitore perché quest’ultimo ha la possibilità di interagire con chi modera, anche per chiedere aiuto tecnico. Ci sono gli hashtag col cancelletto come nei siti commerciali però non c’è un algoritmo a far vedere quello più apprezzato, i post collegati ai tag escono in ordine cronologico.

Essendo costituito da server indipendenti, ogni social network del fediverso non ha delle regole fisse: è un contenitore, e basta.

Di conseguenza, il gestore di un singolo server può decidere che la sua istanza consenta post lunghi solo fino ai 500 caratteri. Un altro invece predilige testi, l’altro ancora media, e addirittura ci possono essere istanze tematiche.

In genere, anche in quelle dove si parla di politica, le regole sono chiare su cosa è accettato e cosa no; per cui se la mia istanza vieta espressamente i discorsi omofobi e la tua invece li incentiva, io posso impedirti di entrare a casa mia; così lo fa uno e lo fa l’altro, alla fine gli ambienti dove si genera violenza vengono isolati da tutto il resto.

Ogni segnalazione di abusi viene presa in considerazione da utenti reali e si può aprire un confronto, ovviamente la perfezione non esiste e qualche situazione abusiva ci sarà anche qui però essendo tutto il lavoro di gestione svolto da esseri umani, non c’è il rischio di finire bloccati perché i grandi numeri hanno deciso di buttarti fuori.

Pubblicità? Non c’è, sono tutti volontari ma noi, sempre con quel minimo di cinismo, pensiamo che se prende davvero piede le aziende inizieranno a investire anche lì; speriamo, in caso, che lo sappiano fare senza danneggiare il motivo per cui il fediverso è nato: “restituire Internet alle persone”.

Sui vari siti guida per l’uso delle reti federate è scritto che prima di registrarsi è opportuno valutare a seconda delle proprie esigenze quale servizio, poi quale istanza, fa al proprio caso; un amante della scrittura probabilmente non sceglierebbe una piattaforma che tiene solo post fino ai 500 caratteri, giusto?

In un social network commerciale, il blogger prende e si toglie dalla piattaforma mettendo in conto di perdere mezzi follower, se non addirittura tutti, vedersi senza più i post, e ricominciare daccapo con tutto ciò che ne deriva anche in termini di costi; uno potrebbe trovarsi la pagina dell’azienda sul network commerciale, chiusa da un giorno all’altro perché l’automatismo ha deciso così.

Nel Fediverso invece uno cambia idea? Bene. Prende i suoi follower e li porta sull’istanza (o anche sul servizio) differente in cui vuole trasferirsi. Per quanto prima di farlo va comunque tenuto conto di quali funzioni e regole abbiano il vecchio e il nuovo.

Chiaro che se prima stavi su un ambiente dove sono previsti testi lunghi, traslocando in uno a cui sono richiesti 500 caratteri, perdi mezzo materiale per strada.

Il Mondo Positivo sul Fediverso?

“Stiamo lavorando per voi”, dice l’ufficio complicazioni affari semplici ed effettivamente l’obiettivo è quello di avere un’istanza sul Fediverso direttamente sul nostro blog con gli articoli che vengono pubblicati appena escono e abbiamo compiuto i primi passi per raggiungerlo.

Siamo davvero in fase di rodaggio perché la piattaforma c’è, e volendo anche il canale da seguire:

@plusbrothers

Perché due segni chiocciola quando di solito siamo abituati a uno?

Semplice: uno è per il nome utente, l’altro per l’istanza! Mettere solo il nome utente indica al sistema che stiamo cercando una persona nella stessa istanza da cui stiamo interagendo.

@ utente @ istanza, perché in giro per il mondo su altre istanze può esserci già un @plusbrothers e se non gli diciamo dove andarlo a cercare lui non lo capirà mai; esattamente come la seconda parte di un indirizzo e-mail.

Abbiamo anche un profilo su Mastodon nell’istanza generalista italiana mastodon.uno, che abbiamo verificato come autentico ma non mettiamo in evidenza perché al momento lo usiamo solo come test; se davvero funzionerà, il nostro fediverso sarà @plusbrothers e ci potranno seguire da Mastodon, Friendica, e tutte le piattaforme che supportano il protocollo ActivityPub, insomma un affare che permette a WordPress di dialogare con le reti federate.

Noi ci proviamo poi, se sarà un fiasco, ne prenderemo atto e lo butteremo via.

E giusto per fare un gioco di parole col fediverso, spostiamo le lettere da una frase per ricavarne un’altra:

“Sei Freddie, vero?” —> E Fediverso ride.

2 commenti su “Prove tecniche di Fediverso”

    • Per noi WordPress è comunque la base perché è la piattaforma su cui è in piedi il sito web, l’istanza sul fediverso è attiva ma seguire i discorsi che fanno anche lì sulla politica, anche no!

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