Ci dispiace se scriviamo meno in questi giorni ma siamo in versione ridotta: meglio fare poco e bene piuttosto di impuntarci e distribuire contenuti scarsi, specie quando il problema è di salute: uno fra noi è stato colto da un episodio di tecnostress e si deve ripigliare.
Tecnostress: che cazz’è?
Adesso scommettiamo che arrivano in massa da tutta la blogosfera a dire “il tecnostress è il male del secolo, dobbiamo smettere con la tecnologia, la tecnologia fa male”, ecco perfetto se la pensate così andatevene noi non vi vogliamo in questo blog perché l’atteggiamento di chi sputa nel piatto dove mangia, è insopportabile. Se la tecnologia vi fa tanto schifo, vendete tutto e sloggiate sul monte Everest dove potete stare allo stato selvatico e non rompete le palle. Di tutto abbiamo bisogno, tranne di gente con certa demagogia.
Lasciando perdere le stronzate altrui, il tecnostress è come, un momento: quale paragone possiamo fare? Il mal di schiena che viene quando stai ore e ore abbassato a lavorare nell’orto; i calli del muratore; il male alle braccia e spalle quando porti pesi o, a proposito di Everest, il fiato corto quando affronti un percorso faticoso. Con la differenza che a stancarsi non è il fisico, ma la concentrazione.
D’accordo, usare la tecnologia in modo intensivo può produrre degli scompensi fisici per i quali occorre intervenire ma il tecnostress è qualcosa di diverso: essere sovraesposti a troppi stimoli in contemporanea o a distanza ravvicinata.
Notifiche da un gruppo, dall’altro e l’altro ancora, messaggi superflui nei momenti meno opportuni, la chat del cugggino che ti interrompe proprio quando stai scrivendo un articolo. E dall’altra parte che ti propongono vacanze improbabili di gruppo incentrate sulla “disconnessione e riscoperta di sé”, in cui dopo ti accorgi di trovarti col portafoglio vuoto e la testa piena di supercazzole.
Come difendersi
Come ci si difende da questo tecnostress? I soliti tenderebbero a dire “spegnere le macchine e tornare al passato” ma in tal caso sarebbe equivalente a: “per difendersi dall’HIV basta scegliere una persona sola e amarla ardentemente. ☑️ fatto, sì, ma è stata “la persona sola” che la pensava in modo diverso! Oppure: “per difendersi dall’HIV non fate sesso” ecco, datevi alla castità prima voi, grazie. Ma fatelo sul serio perché se poi fate sesso di nascosto non vale.
Siccome siamo nel 2023 e non nel 1300, i metodi per difenderci ci sono allora usiamoli! Per HIV ne abbiamo straparlato, protezioni a barriera o farmacologiche. Ma verso il tecnostress c’è un solo modo. Conoscere gli strumenti a nostra disposizione e personalizzarli a seconda delle nostre specifiche esigenze.
Per esempio, ogni smartphone e tablet che si rispetti, possiede una modalità “full immersion” o “concentrazione” dalla quale si possono disattivare in blocco le notifiche in determinati orari, posizioni geografiche, o addirittura quando apri una specifica applicazione sul telefono. Tali funzioni si possono attivare a mano o in automatico, con la possibilità di consentire solo alle persone importanti a cui siamo legati, di poterci contattare.
E il bello è che queste configurazioni apparentemente difficili, fatte una volta poi non si toccano più! Dopodiché, esiste sempre la modalità ibrida.
Il tecnostress non è mai causato dalla tecnologia che complotta contro di noi, casomai sono certi umani che senza volerlo né saperlo, ci creano disagio. Allora, la modalità difesa ibrida consiste nel parlare con loro facendo presente cosa si sta vivendo. Dai una, dai due, dai tre, alla quarta si silenziano le notifiche e alla minima protesta gli si dice “te l’avevamo detto”.
Non diciamo chi fra noi stia risentendo di questa cosa, trattasi comunque di situazione non grave e gestibile ottimizzando le notifiche un po’ meglio: anche se sei consapevole di cosa comporta e disattivi una grossa percentuale di superfluo, qualcosa scappa sempre e c’è il periodo in cui il traffico è peggiore degli altri giorni.
Per fortuna, ultimamente, le applicazioni sono in grado di avere notifiche personalizzabili quindi pure la stessa JetPack, che usiamo per scrivere, mette a disposizione un’alta personalizzazione di cosa ricevere come notifica e cosa no. Dobbiamo ammetterlo, è comodissimo e ci porta a ottimizzare la ricezione di mail inutili. Sicuramente, nel caso di questo blog, condividendo fra noi questo profilo ci si divide il lavoro ma il supporto reciproco è la cosa più importante.
Dovevamo trovarci di persona per la festa del 2 giugno, finire la storia della piccola Grace, abbiamo già in canna un altro articolo in merito però è meglio che prendiamo un po’ di fiato e se ci assentiamo dalla blogosfera non vuol dire che ci siamo stancati, andiamo avanti a lavorare lo stesso ma un po’ più lenti. Piano editoriale? Ci avevamo pensato ma non essendo una realtà commerciale, chi ci obbliga? Alla fine vogliamo solo divertirci e gli imbecilli insistenti con le notifiche, ora più che mai sanno di volersi far ignorare platealmente. Psicoblog, anche per oggi abbiamo dato.
Conosco il “Tecnostress” ed a volte non ci scampa proprio.
A me capita quando devo fare aggiornamenti importanti, od operazioni informatiche complicate, e mi ci devo mettere anima e corpo, con lo stress legato alle difficoltà ed alla mancata certezza di star facendo nel modo giusto.
bisogna cercare l’occasione per riposarsi (o almeno rallentare) quando è possibile, qualora si senta di esser troppo stanchi. Se no si esce di testa
E’ sempre bello leggervi, in qualsiasi cosa, meno male che non siete stancati, io invece sinceramente sì e molto. Buona giornata.
L’importante è non prendere il blog come qualcosa di pesante e obbligatorio, specie quando sai che non ci stai guadagnando soldi sopra.
Esattamente, infatti penso che per un po’ leggerò solo 😉
Noi adesso abbiamo dei post pianificati dopodiché vediamo il da farsi, ci pianifichiamo volta per volta perché riusciamo poco a lavorare col caldo.
Anch’io in genere mi prendo una pausa d’estate.