Una pillola al giorno

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Come miglioreresti la tua comunità?

Alla domanda che WordPress ha posto il giorno 6 aprile, non abbiamo una risposta univoca perché “migliorare la comunità” è un concetto talmente ampio che il pianeta non basterebbe. Per cui preferiamo limitarci a dire “una pillola al giorno”.


Una pillola al giorno

Restiamo fermi su quello che è il tema principale di questa piattaforma: lo stigma su HIV; non abbiamo mai avuto occasione, per il momento, di partecipare a eventi importanti in cui parlare del Mondo Positivo perché, forse sbagliando, riteniamo che certi spazi debbano spettare ad associazioni molto più grandi di noi e soprattutto con competenze maggiori anche in materia di counseling (che noi non possediamo. A ognuno il suo!

Poi se fai troppi “predicozzi” alla massa, l’attenzione del pubblico cala e tu resti là a guardarti intorno senza capire se ti sei sgolato per niente o il messaggio è arrivato almeno a una persona su tutte quelle presenti all’evento.

Allora noi, consapevoli che siamo “virali senza essere influencer”, preferiamo usare il sistema più antico del mondo: una pillola al giorno, e passa la paura. Lottare contro lo stigma nella vita di tutti i giorni perché sì, abbiamo il sito web, le storie inventate e quelle reali ma si fa qualcosa soltanto se si agisce all’interno del nostro stesso contesto sociale.

Il virus HIV di peluche

Proprio così: c’è un sito chiamato “Giant Microbes” (microbi giganti) dove si possono acquistare dei peluche raffiguranti virus, batteri, cellule o anche insetti. A scopo ricreativo e indubbiamente anche educativo perché insieme al pupazzo è presente un foglio in cui si leggono le informazioni essenziali a proposito del “microbo” in questione; sono dei veri e propri animaletti con tanto di occhi, e si trova anche la versione portachiavi; noi, neanche a dirlo, abbiamo entrambi il peluche dell’HIV – sia singolo sia col gancetto dove abbiamo appeso le chiavi di casa, dell’auto, le penne USB da attaccare al computer o le chiavette dei distributori automatici.

Nessuno di noi ha mai nascosto il pupazzetto, almeno il portachiavi per un motivo o l’altro è sempre visibile e in tutto il tempo in cui l’abbiamo mostrato a persone diverse, mai nessuno ha avuto reazioni malevole anzi più o meno è stata un’occasione per trattare questo argomento in modo “leggero” quando i media generalisti non lo affrontano più, o lo affrontano male.

“Il virus HIV è tra noi, è più vicino di quanto pensi”, espressioni usate di frequente per generare ansia. Invece noi tramite i peluche vogliamo dare al messaggio un altro tono:

“il virus HIV è in mezzo a noi, più vicino di quanto pensi. Ma se sai come si prende e non si prende, puoi convivere con lui senza che qualcuno si faccia male”.

Gadget U=U

U=U. Questa sigla non è matematica anche se è comunque un concetto scientifico: vuol dire “Undetectable=Untransmittable e indica che se una persona HIV positiva segue da almeno sei mesi una terapia antivirale efficace, la quantità di virus nel sangue si azzera (non rilevabile, undetectable) perché i medicinali bloccano la replicazione di HIV impedendone la trasmissione da una persona all’altra (untransmittable).

Un’informazione che a livello internazionale è parecchio consolidata ma non in Italia: forse perché è poco immediata da spiegare? O più probabilmente perché la cultura moralista pseudo-cattolica vuole mantenere una certa “paura del sesso” con la speranza di tenere la gente sotto controllo? Un po’ tutte e due!

Allora noi, appassionati di gadget strani e tecnologia, andiamo in cerca su Internet di qualcosa che possa dire U=U in modo visibile nella vita quotidiana.

E che te lo dico a fare? Ci sono magliette, agende, felpe, e anche sostegni per il cellulare. Tutti con “U=U” “undetectable=untransmittable” con aggiunta “facts, not fear” (fatti, non paura) o “science, not stigma” (scienza, non stigma) e qui il Gifter si è messo in ufficio di tutto: un paio di agendine, più la t-shirt e la felpa che ha sempre addosso (e che puzza immancabilmente di fritto).

Quando non ti chiami Elena Di Cioccio o Antonello Dose, non lavori nel mondo dei media né vuoi stare nei social ma desideri partecipare alla causa senza fare attivismo performativo, l’unica maniera è aprire amazon e fare shopping.

Peccato non ci siano gli adesivi. Altrimenti sarebbero finiti appiccicati alla macchina!

Questa di avere “U=U, science not stigma” scritto negli oggetti della vita quotidiana è secondo noi una mossa che funziona da “pillola” giornaliera a lento rilascio: arriva a piccolissime dosi, quasi non la noti. Ma quando colpisce, colpisce duro.

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