Bohemian Rhapsody

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Mondo reale: il 28 novembre 2018 nei cinema italiani è uscito il film Bohemian Rhapsody che racconta la vita e musica dei Queen da inizio carriera al Live Aid 1985.

Mondo Positivo: a Bugliano, 28 novembre 2021: usa il film per aiutare a ricordare il proprio passato.


Freddie al Papero Offeso

Da quando mi sono trasferito al CampusIbuol ho sempre voluto conoscere gli studenti e docenti che mi hanno accolto senza riserve pur vedendomi, all'inizio, nascosto dietro a una maschera; ora finalmente sono qui nello stesso locale in cui tutti consumano le pause pranzo, il Papero Offeso dove mi era sempre stato proibito di andare, non mi nascondo più e c'è accanto a me.

Quella ragazza è adorabile anche se è un fiume in piena di domande. A interrompere la nostra conversazione però ha pensato il suo onnipresente amico Adri che mi ha chiesto di tornare con lui al campus; Tatiana vorrebbe venire con noi ma lui le ha fatto segno di aspettare.

L'ho seguito nella sua stanza credendo volesse provarci, ma quando mi sono sdraiato sul letto pensando a chissà cosa, lui ha acceso il grande televisore appeso al muro.

Fantastico, non pensavo che la tecnologia avesse fatto dei passi così grandi: il televisore era piatto mentre io trent'anni addietro ero abituato a vedere dei grossi scatoloni scomodi e ingombranti. Mi sono guardato intorno per un po', colpito dal suono diffuso in tutta la stanza quasi come se le scene mostrate sul video fossero nella realtà.

Bohemian Rhapsody

Una lacrima mi è scesa dagli occhi quando ho visto il titolo di un presunto film: Bohemian Rhapsody; nelle immagini trasmesse eravamo lì, tutti e quattro. Io, Roger, John e Brian, allo stadio di Wembley nel lontanissimo 13 luglio 1985. “Vedi Freddie”, mi ha detto Adri. “Dammi una mano, guarda con attenzione queste scene e ripercorriamo la tua vita, con calma.”

Mary Austin, love of my life

Quanto ero stupido, immaturo in quegli anni; pensavo a me stesso e a divertirmi così andando in giro con troppi uomini e donne mi sono fatto scappare una ragazza d'oro come Mary Austin. Certo, mi voleva bene, ma per colpa mia s'è sposata un altro. Grazie al cazzo!

La mia sola certezza, non poteva essere lei la mamma di Tatiana perché nel 1986, anno del presunto concepimento, io e Mary non ci frequentavamo più da un pezzo per quanto la nostra amicizia e fiducia siano continuate fino al 1991 e oltre.

Non è stata quantificabile la mia frustrazione quando ho dovuto farmi creder morto pure da lei, e dai miei più cari amici sempre accanto a me nonostante le nostre divergenze: i Queen. Con loro vorrei palesarmi, almeno far loro sapere che sono qui a Bugliano e possono venirmi a trovare; continuino invece a credermi morto tutti gli altri che ho avuto intorno, compresi i giornalisti.

Jim Hutton

Mentre ero costretto a tener la maschera mi è stato detto che il mio ex aveva scritto un libro su di me e mi ero fatto leggere qualche pezzo: quanta indecenza, Jim Hutton ha pure raccontato i miei gusti sessuali; avrei voluto fargli una bella denuncia ma non ho potuto perché non ero più Freddie ma Zach Nolan, ormai non avevo più diritto di intervenire.

E si commenta da solo il modo in cui mi ha descritto quando ha pensato fossi morto! Sereno, radioso. Giuro, non ricordo niente di quei momenti perché ero incosciente ma probabilmente in cuor mio quando mi ha infilato quell'ago sul collo ero felice di poter finalmente liberarmi di un tale rompi palle galattico.

Ultimamente ho appreso che nel 2010 Jim è morto di cancro, poveretto, pace all'anima sua; l'ho amato a suo tempo, ma non ne è valsa così tanto la pena!

Nostalgia dei Queen

Caspita, non male il film su di me; racconta tutti i miei più grandi successi e sono stati proprio i Queen a produrlo chiamandolo Bohemian Rhapsody come la nostra canzone più celebre! Anche se ammetto che io non l'avrei fatto così, è troppo romanzato e hanno sballato un sacco di date.

Mi sono messo a piangere appoggiandomi sulla spalla di Adri, immalinconito dalla voglia di rivedere la mia band o almeno far loro una telefonata; da quanto sono riuscito ad apprendere stanno ancora in Gran Bretagna e suonano, peccato abbiano scelto un certo Adam Lambert come frontman e gli facciano cantare le mie canzoni ma non mi piace per niente; per non parlare di quel tizio che prova a imitare la mia voce, l'hanno fatto cantare al posto mio in Bohemian Rhapsody. Martel, o qualcosa del genere, si chiama. Se solo avessi potuto essere presente davvero nel set al posto di quel Rami Malek, avrei bucato lo schermo!

Figurarsi, non fosse per Adri nemmeno avrei saputo che un film su di me fosse stato prodotto: dannazione a Ray che mi ha isolato per tutti questi anni tenendomi all'oscuro di ogni cosa. E malgrado ciò, ancora non riesco a odiarlo! Raymond alla fine è l'uomo che mi ha permesso di non morire.

La clinica

Ecco! Adesso piango a fontanella vedendo la clinica dove mi hanno diagnosticato l'AIDS: “Ci sono dei trattamenti ma non sono molto efficaci”, mi avevano detto i medici. E che bella canzone hanno usato nel film per riassumere il giorno più tragico della mia esistenza: Who wants to live forever!

In effetti mi ha portato fortuna, diciamolo pure. Non importa se hanno sbagliato la data, era il 1987 quando ho scoperto il virus e il live aid è stato due anni prima… Facendo i calcoli giusti allora, potrei essere stato io a dare l'HIV a Tatiana e sua madre, che ancora non ricordo chi sia!

Un attimo però, nel film c'è una faccia nota! In clinica quel giorno sono stato riconosciuto e salutato, c'era un ragazzo a cui all'apparenza ormai mancava poco da vivere; desideravo far finta di niente ma poi gli ho risposto, se fosse morto mi sarebbe rimasto nella coscienza il fatto di avergli negato un saluto. Cosa costava? Niente!

Il ricordo è sempre più nitido e Adri mi capisce al volo, tanto da mettere in pausa su quella scena: voglio vedere meglio il ragazzo, anche se ovviamente qui è un attore.

Quello era un periodo in cui andavo a letto con chiunque senza conoscere i nomi né, talvolta, le facce, c'erano dei posti che si chiamavano stanze scure. Dark Room. Dove i gay potevano avere contatti anonimi, beh, presumo ci siano ancora ma non ho più l'interesse in questo e in tali luoghi l'HIV girava come non ci fosse un domani; quanti di noi morivano, dannazione! Ho perso decine di amici, eppure io imperterrito per anni continuavo con quella vita di promiscuità.

Gifter?

Dei passi in avvicinamento mi distolgono da questi pensieri drammatici e sento che una persona bussa alla porta, chiamando: “Adri, , mi fate entrare? Vengo solo a prendermi i libri!” Riconosco la voce di Tatiana e vorrei aprirle ma lui scocciatissimo la invita a tornare più tardi e io mi metto a sedere sul letto: quel nome, sì, l'avevo già sentito. Gifter! Non capisco se sta chiamando così Adri o me!

Oh, se solo avessi le capacità tecnologiche di Adri e potessi scoprire cosa si nasconde in quella parola! Ma lui non se ne preoccupa anzi forse dà per scontato che io ne sia perfettamente a conoscenza e un po' mi vergogno a rivelare quanto in realtà io sia ignorante.

Guardo lo schermo ancora in pausa sulla scena del ragazzo malato in clinica e ho l'impressione che lui quasi voglia venir fuori dal televisore: “Aspettami, gifter!” Sì, certo, ora il ricordo è vivo, come fosse accaduto ieri e non qualche decennio fa.

Quel giorno ormai lontano, io e lo sconosciuto ci eravamo sorrisi nella sala d'aspetto della clinica, mi aveva chiesto di attenderlo e poi ero uscito, nascondendomi fra le auto parcheggiate fino a che ci eravamo trovati, così dopo esserci assicurati di non avere gente attorno, mano nella mano eravamo saliti sulla sua macchina.

“Casa mia non è lontana e il mio compagno non c'è”, mi aveva proposto. “Possiamo tranquillamente festeggiare, ora che ne ho la conferma definitiva; i tempi coincidono perfettamente.”

Di che diavolo stava parlando? Per tutta la sera lui aveva insistito a chiamarmi gifter anziché Freddie e abbracciarmi con gratitudine, addirittura mi prometteva che avrebbe condiviso col proprio compagno il prezioso regalo che gli avevo lasciato ma a questo punto stentavo a capire a cosa si riferisse e soprattutto cosa dovessimo festeggiare noi due visto che mi avevano appena diagnosticato una malattia mortale, e anche lui fisicamente non sembrava messo affatto bene.

I dubbi però se ne erano andati velocemente e avevo accettato di restare a casa sua quella notte: godiamoci la vita perché ogni lasciata è persa e ci resta ormai poco tempo!

Ascoltato con attenzione il mio racconto, Adri mi stringe forte e mi fa le congratulazioni: “Freddie, ne avrai convertiti un sacco, in quegli anni! Fossi in te li rintraccerei tutti ma iniziamo da lui. Mettiamoci al lavoro e cerchiamo mio fratello sperando sia ancora vivo, tu sei stato il gifter suo ma sei anche il mio.”

Convertire? Fratelli? Ma stanno uscendo pazzi, come fa Adriano ad essere fratello di uno che sarà pure morto trent'anni fa! Non avevo numero telefonico né niente, ora so che tutti possono rintracciare chiunque grazie ai computer anche se non ne sono tutt'ora capace ma all'epoca non era così e neanche con un miracolo riuscirei a individuare dove abitava quel tizio!

Però adesso Adri inizia a chiamarmi Gifter un po' troppe volte e non so cosa pensare. Un po' mi dà fastidio, perché ignoro il suo significato ma in fondo da come lui usa questa parola mi sembra tanto un complimento, pare che mi stia assegnando un ruolo come fossi un maestro se non addirittura un familiare.

Vorrei fargli il terzo grado ma lui riaccende il film e per entrambi è inevitabile commuoverci vedendo gli attori interpretare egregiamente me e le persone importanti della mia vita. Anche se devo smentire, io non ricordo di aver mai presentato Jim, il mio compagno dell'epoca, a mio padre. Saranno sempre le frottole che s'è inventato quello?

I segreti del dottor Still

Adri interrompe di nuovo la riproduzione, alla fine del Live Aid, e apre un cassetto con una chiave appesa al suo collo tirando fuori una foto: guardo con attenzione la ragazza giovanissima immortalata in quello scatto, in prima fila, in piedi che cantava con me e una grande nostalgia mi coglie alla sprovvista, con un ricordo che mi assale impietoso: “You're my sunshine…” Sì, quel volto femminile e innocente, un angelo sceso in terra che assomiglia a Tatiana in modo inquietante, ecco cosa mancava nel film; lei non c'era!

“You are my sunshine, my only sunshine. You make me happy…” Mi viene spontaneo cantare quella canzone, travolto dai ricordi.

Indubbiamente abbiamo condiviso qualcosa insieme, seppure non sia riuscito a individuare come si chiamava; sono certo che il Live Aid non sia stato l'unico in cui ho incontrato questa creatura celestiale.

Vorrei che Adri mi lasciasse la foto ma lui scuote la testa, rimettendola via.
“Hai visto Freddie! La tua carriera di gifter è iniziata da quella sera e forse prima, ma non te ne sei reso proprio conto. Ora resta qui se vuoi, riposa pure. Io non ti tocco, lo giuro.”

In effetti sono stanco, voglio dormire, credo di aver sforzato il cervello un po' troppo e ho mal di testa; spero di riuscire a raccontarvi qualcos'altro nei prossimi giorni! Abbiate pazienza tutti.

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